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Il latino alle medie? Per il Ministero si può fare se il Collegio dei docenti dice sì e prevede massimo il 20% di ore

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“Il Collegio dei docenti di una scuola media può potenziare un argomento disciplinare per tutta la classe, come il latino, a condizione che l’integrazione non si superi il 20 per cento del monte ore totale”: la specifica è arrivata da Michele Zarrillo, segretario del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, e resa pubblica da don Romano Nicolini, da oltre 30 anni fautore dello studio del latino e autore di un breve testo di approccio alla lingua latina realizzato con l’associazione ‘Pro Latinitate’ di Rimini.

“Mercoledì 14 giugno – ha riferito Nicolini – ci siamo incontrati al dicastero di Viale Trastevere, a Roma, e il signor Zarrillo ha confermato la validità della Legge n. 275 pubblicata l’8 marzo 1999”, ha detto Nicolini. Per poi sottolineare che anche l’ex ministro Patrizio Bianchi, quando coinvolto sull’argomento, ha aggiunto a penna la frase: “E quindi anche il latino”. Ovvero: quando una scuola vuole, può dare a tutti almeno le basi della grammatica latina.

Il sacerdote ha detto ricordato che il latino è studiato in Inghilterra dai ragazzi dagli 11 ai 16 anni: nel sistema britannico, in effetti, le lezioni di lingua straniera sono obbligatorie nelle scuole primarie dall’età di sette anni dal 2014, e possono includere una lingua antica. Ma dall’età di 11 anni le scuole devono insegnare una lingua straniera moderna, il che significa che le lingue antiche dovrebbero essere insegnate oltre a quella.

Don Nicolini ha anche riferito che “il signor Zarrillo ha garantito che, di concerto con il ministro Giuseppe Valditara, certamente saranno emessi dal Ministero dei comunicati ufficiali che sosterranno questa ipotesi e si darà probabilmente, si spera, un incentivo per convincere le scuole ad accedere all’applicazione della norma che farebbe tornare il latino nelle scuole secondarie di primo grado”.

“È del tutto impensabile che qualcuno ancora oggi neghi come la conoscenza delle basi del latino non rappresenti un’elevazione della cultura della persona”, ha concluso don Romano Nicolini.