Home Alunni Il Manuale per una scuola ribelle

Il Manuale per una scuola ribelle

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L’Unione degli Studenti ha pubblicato alla fine di settembre un manuale di oltre 50 pagine in cui si analizza la legge 107/15 per contestarla punto su punto.

Nell’introduzione del testo si scrive: “La scuola che oggi frequentiamo non fa per noi. E’ una scuola che è più simile a una catena di montaggio. La didattica è frontale e nozionistica, i programmi molto spesso non badano alla realtà che cambia, la valutazione non è funzionale a valorizzare e accompagnare ma fa rima esclusivamente con punizione, la democrazia è una patina di belle parole ma sostanzialmente decide tutto il Dirigente Scolastico, gli spazi interni assomigliano più a un carcere che a un luogo che dovrebbe stimolare la creatività e il desiderio per il sapere. Ogni giorno la scuola italiana tenta di espellerci. Lo fa tramite i voti, i contenuti mai aggiornati, i voti in condotta, il limite delle 50 assenze, l’autoritarismo dei docenti, le manie di potenza dei Dirigenti Scolastici, l’inesistenza di diritti effettivi per gli studenti. Lo fa soprattutto con i costi sempre più alti per poter accedere all’istruzione, per l’inefficacia del sistema di diritto allo studio a livello regionale e nazionale e l’inesistenza di un complesso di politiche volte a tutelare il welfare studentesco“.

E ancora: “La riforma è stata votata, nonostante una mobilitazione imponente durata un anno intero, capace di coniugare contestazione e proposta alternativa. Le nostre proposte le abbiamo fatte, individuando 7 priorità contenute all’interno de l’Altra Scuola: un nuovo diritto allo studio col fine di raggiungere la piena gratuità dell’istruzione; un’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata; finanziamenti per il rilancio della scuola pubblica; una riforma della valutazione in chiave democratica; investimenti sostanziosi sull’edilizia scolastica; un ripensamento radicale dell’autonomia scolastica; una riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica”.
Si iniziano ad affilare le armi della protesta.