Home Attualità Il Piano per il Sud: sei i punti previsti dal Governo

Il Piano per il Sud: sei i punti previsti dal Governo

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A Gioia Tauro, presentato dal presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e dai ministri per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano e per l’istruzione Lucia Azzolina, il Piano per il sud. Che prevede sei capitoli: Scuole aperte tutto il giorno, contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, riduzione dei divari territoriali nelle competenze (ma all’inizio solo per 520 scuole in Sicilia e Campania), potenziamento dell’edilizia scolastica, estensione No Tax area, attrazione dei ricercatori al Sud.

Il Corriere della Calabria riporta i punti nel dettaglio. 

  1. Favorire l’apertura delle scuole in orario pomeridiano nelle regioni del Mezzogiorno, per dare agli studenti la possibilità di colmare divari nelle competenze per la vita. Rafforzare il ruolo della scuola come spazio di inclusione sociale e di condivisione culturale, per sottrarre i giovani alle influenze criminali in contesti ad alta densità mafiosa.
    E dunque diffusione del “tempo pieno” nelle scuole del Mezzogiorno, attraverso la garanzia dei Livelli essenziali della prestazione e dell’erogazione dei servizi connessi (mense, personale); ampliare l’offerta formativa pomeridiana, attraverso l’inserimento nei programmi di attività didattiche extracurricolari (culturali, sociali, artistiche, sportive) e laboratori di cultura della legalità; incrementare docenti e tutor, realizzare i laboratori necessari alle attività e/o ammodernarne la strumentazione.
    L’azione, riporta il Corriere della Calabria,  sarà attivata a partire dal prossimo anno scolastico (2020-2021) in tutte le regioni del Mezzogiorno.

2) Dispersione scolastica: ridurre la povertà educativa e la dispersione scolastica, soprattutto in aree di esclusione sociale e culturale particolarmente gravi, attivando nuove reti formative sul territorio, con il coinvolgimento del Terzo settore, promuovendo cultura e legalità in territori a forte penetrazione delle mafie.
Con l’ausilio dell’ACT e nel quadro di una collaborazione con le Fondazioni di origine bancaria, saranno pubblicati bandi destinati a ragazzi di diverse fasce di età finalizzati alla rimozione degli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Si prevede, in particolare, l’attivazione di nuove reti formative ed educative da parte degli attori presenti sul territorio.

3) Ridurre i divari territoriali che si registrano tra Nord e Sud in relazione alle competenze degli studenti e ai loro esiti formativi ed educativi, concorrendo così alla diminuzione della “dispersione scolastica implicita”.
Gli interventi saranno concentrati su quattro aree fondamentali: competenze chiave; apprendimenti; variabilità dei risultati; “effetto scuola” (le qualità delle competenze degli studenti al netto dei fattori che non dipendono dalla scuola).

4) Migliorare le condizioni negli edifici scolastici nel Mezzogiorno. Nello specifico, i risultati attesi dell’azione sono: un sostanziale avanzamento del livello progettuale degli interventi; una maggiore celerità nella messa in sicurezza delle scuole e nell’adeguamento alla normativa antisismica; il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici; una maggiore facilità di accesso per le scuole alle risorse regionali e nazionali in materia di edilizia scolastica.

5) Rafforzare il diritto allo studio, riducendo in termini significativi il divario di accesso all’università tra gli atenei del Centro-Nord e gli atenei del Mezzogiorno, contribuendo allo stesso tempo alla stabilità finanziaria e alla capacità operativa delle Università meridionali.
E dunque revisione dei criteri di accesso alla No Tax area per gli atenei del Mezzogiorno da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca, attraverso la concessione di un contributo straordinario che consenta di allargare lo spazio di esenzione fiscale, compensando i mancati introiti con il rafforzamento del contributo per non penalizzare le capacità finanziarie e operative delle Università.

6) Attrarre un maggior numero di ricercatori nelle Università delle otto regioni del Mezzogiorno, migliorando così il capitale umano delle Università, la qualità della ricerca e i servizi della didattica.