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Il primo giorno di scuola? E’ come un rito ancestrale

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Il primo giorno di scuola è come rito di iniziazione, un ingresso in un’età adulta? Eppure, si legge su stateofmind.it, “pare che questi eventi rinnovati aiutino a controllare le condotte più disturbate. Il solito studio di psicologia ci informa che i più gravi disturbi infantili e giovanili, i terribili disturbi di carenza dell’attenzione e iperattività, della condotta (Conduct Disorder, CD) e oppositivo provocatorio (Oppositional Defiant Disorder, ODD) si sviluppano in ambienti degradati, in cui queste scansioni rituali del tempo, della giornata e dell’anno, sono assenti”.

 

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“Così il primo giorno di scuola con la sua ritualità ci protegge. Ma anche con il suo valore iniziatico. Forse soprattutto il primo giorno del primo anno di elementari, in cui ci si separa da quello dei genitori che ci accompagna a scuola”.

In altre parole, sostiene il giornale, il primo giorno di scuola è una sorta di ritualità che rimanda a quelle cerimonie dei “miti, ovvero in fondo a fatti, a eventi accaduti. Quindi il cerchio si chiude: eventi sepolti nel tempo diventarono cerimonie rituali da ripetere ogni anno. E cerimonie ripetute ogni anno persero nel tempo ogni significato, diventando eventi annuali vissuti nella loro semplicità. Come il primo giorno di scuola. Quindi ora, nel presente, viviamo di nuovo nel mito? E il passato, che ci sembra mitico, invece si svolgeva dopo il mito?”

In età romana la cerimonia “avveniva al compimento di un certo anno di età, il quattordicesimo secondo alcune fonti, il diciassettesimo secondo altre. Veste che era dono del padre del ragazzo. E il permesso di indossarla significava il primo ingresso nel foro e nella vita pubblica da cittadino libero e adulto. Non so se questo accesso era vissuto con l’ansia del primo giorno di scuola. Probabilmente si.

“Con il primo giorno di scuola inizia l’anno, e questo è uno dei suoi significati rituali”.

Si chiede stateofmind.it: “Se queste mamme che portano i loro bimbi e le loro bimbe a scuola siano differenti da quelle donne che offrivano piccoli pani al miele su banchetti di legno” alle divinità agresti mentre “nelle campagne si tenevano processioni sacre alla rinnovata fertilità della terra”