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In un liceo arriva il Puv, periodo unico di valutazione. Il ds: “Non sarà più visibile la media dei voti sul registro elettronico”

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Il periodo unico diventa realtà anche in un liceo pugliese, in provincia di Lecce. Come riporta Il Corriere della Sera, un dirigente scolastico ha introdotto il Puv, periodo unico di valutazione, con una sola pagella finale a giugno, scrivendo una lettera in cui si è scagliato contro la valutazione continua degli studenti.

Le novità

“Il nuovo modello – dice il preside – organizzerà l’anno scolastico come un unico periodo di apprendimento e valutazione, con una sola pagella finale a giugno in sostituzione delle due intermedie di febbraio e giugno”. Ecco le novità.

  • Non ci saranno più le consuete “pagelle” intermedie nei mesi di febbraio/gennaio e giugno: al termine dell’anno scolastico la valutazione finale sarà l’unica ufficiale.
  • Il giudizio finale non sarà una mera media aritmetica dei voti, ma terrà conto anche di fattori come la crescita personale dello studente, l’impegno, il superamento di eventuali lacune disciplinari, e le difficoltà personali o familiari che possano aver influenzato il percorso scolastico.
  • Per un maggiore equilibrio, non sarà più visibile sul registro elettronico la media aritmetica dei voti nelle singole discipline.
  • Il sistema tradizionale del “debito quadrimestrale” lascia spazio a un monitoraggio continuo degli studenti e a percorsi di recupero mirati lungo tutto l’anno.

“La decisione di sostituire i quadrimestri con il Periodo unico di valutazione — spiega il dirigente scolastico — rappresenta un passo importante verso modalità di apprendimento e di valutazione più efficaci attente al benessere e alla crescita dei nostri studenti”. 

Scuola “Grande Fratello”?

In una scuola che ormai anche per le studentesse e studenti è diventata “il Grande Fratello”, a causa del registro elettronico, con il Puv “non è più visibile sul registro elettronico la media aritmetica dei voti — spiega il ds — perché è fuorviante, concettualmente scorretta e contraria alla normativa, che prevede che il docente valuti anche ulteriori elementi”.

Il “monomestre” in un liceo di Ravenna

Qualche tempo fa abbiamo parlato di un caso simile, del “monomestre” in un liceo di Ravenna. Il collegio docenti ha deciso e il collegio di istituto ha appoggiato l’iniziativa presa, in via sperimentale, con l’intenzione di agevolare il rendimento degli studenti e permettere ai docenti di organizzare diversamente la didattica e le valutazioni.

Ci sarà un monitoraggio costante del rendimento, come spiegato dalla dirigente scolastica: “Il sistema precedente creava una situazione difficile per gli studenti e le studentesse, specialmente più fragili. Come spesso molti lamentavano, le verifiche di fine quadrimestre generavano forte stress, che a sua volta influiva negativamente sul rendimento. Il sistema di recupero spesso risultava fallimentare. Con questa scelta vengono introdotti corsi di potenziamento che si svolgono per tutto l’anno scolastico e accompagnano lo studente nel suo percorso. In questo modo, il supporto è immediato e proficuo, permettendo agli studenti di consolidare le conoscenze man mano che vengono acquisite, senza restare indietro. Il consiglio di classe ha un ruolo cruciale. Attraverso riunioni tecniche dedicate, i docenti monitorano la situazione dei singoli”.

L’ottomestre a Bologna

In una scuola di Bologna si fa qualcosa del genere. Il ds ha spiegato, con una lettera al Collegio dei docenti, che, “dopo qualche giorno di approfondimento e di studio della questione, svolti alla luce delle norme vigenti, dopo interlocuzioni avute con esponenti dell’Avvocatura dello Stato e con colleghi dirigenti scolastici, sono costretto a dichiarare la mia perplessità in ordine ad un’eventuale delibera del cosiddetto periodo unico di valutazione da parte del Collegio dei docenti che non chiarisca preventivamente come si intenda realizzare la valutazione periodica”.

La lettera era accompagnata dal parere dell’Anp secondo cui “il periodo unico non trova legittimazione nelle disposizioni legislative e regolamentari e, in osservanza del principio di legalità, è doveroso articolare l’anno scolastico in almeno due periodi”. Continua il preside, “quello che alcuni docenti hanno sostenuto in Collegio non è corretto dal punto di vista normativo”, precisando che i professori possono scegliere tra due o tre periodi, ovvero tra suddividere l’anno scolastico in tre trimestri o in due quadrimestri, ma non sarebbe data la possibilità del periodo didattico unico.

Sempre a Bologna, in effetti, questa soluzione è già in atto in un altro istituto superiore. Qui esiste l’ottomestre, un periodo unico. “Il collegio docenti ha ritenuto di ripetere l’esperienza anche quest’anno quasi all’unanimità – spiega il dirigente scolastico – tra l’altro ci risulta venga adottata da sempre più scuole”.