
Lo scontro sulle Nuove Indicazioni per il primo ciclo si fa ogni giorno più aspro.
Nel giorno di Pasqua, Il Giornale era uscito con una intervista al ministro Valditara che ha voluto chiarire il senso della contestatissima affermazione “solo l’ Occidente conosce la storia” ricordando che “l’Europa deve compiere un salto di qualità”.
“Gli americani sanno chi sono – ha aggiunto Valditara – noi siamo stati incapaci nel trattato di Lisbona di fare un riferimento ad Atene, Roma e Gerusalemme, ovvero alle radici giudaico cristiane”.
E nelle ultime ore anche la coordinatrice della Commissione, Loredana Perla è intervenuta su Fanpage per difendere il lavoro degli esperti che con lei stanno lavorando alla stesura delle Indicazioni (ma indirettamente anche le stesse “direttive” del Ministro).
Ma a Loredana Perla risponde subito Cristiano Corsini, docente di pedagogia sperimentale all’università di Roma Tre, con un suo post su Facebook.
Secondo Perla – scrive Corsini – le critiche ricevute non avrebbero nulla a che fare con il testo, ma sarebbero dettate dalla volontà di attaccare il governo.
“La versione di Perla – replica il pedagogista – non regge alla prova dei fatti. Invito chiunque (anche la collega Perla) a leggere con un minimo di attenzione le critiche ricevute. Sarà possibile ritrovare puntuali riferimenti sia a specifici passaggi presenti nel testo sia alla sua struttura complessiva”.
“Questo governo – sottolinea Corsini – ha già prodotto altri cambiamenti; prendiamo quello sulla valutazione periodica e finale nella scuola primaria: sebbene i pareri siano stati prevalentemente negativi, le critiche non hanno mancato di sottolineare gli elementi positivi presenti nell’ordinanza di gennaio. E così è stato anche per queste nuove Indicazioni”.
In effetti, nella polemica, anche pesante che si è sviluppata in queste settimane, pochi si sono soffermati su un dato interessante: “Le dieci pagine relative all’insegnamento della geografia – rileva Corsini – hanno ottenuto un generale apprezzamento, mentre le restanti 140 sono state contestate in maniera compatta dal mondo della scuola e della ricerca”.
Durissima poi la replica sulla questione del questionario che le scuole hanno avuto a disposizione per esprimere la propria opinione.
“Rispetto al questionario – sostiene Corsini – Perla afferma che le domande poste consentivano di articolare posizioni differenziate”.
In realtà, precisa ancora Corsini, “la contestazione non riguarda la differenziazione, ma la possibilità di esprimere pareri contrari rispetto alle singole parti delle Indicazioni; questa possibilità è stata deliberatamente negata ed è facile verificarlo, in quando l’opzione ‘non concordo con la parte richiamata dall’affermazione’ è sempre assente”.
E c’è un’ultima questione, del tutto dirimente, Corsini ricorda che “Perla afferma un’altra falsità sostenendo che ‘lo spazio riservato a risposte aperte non si è limitato a 250 caratteri ma a 2000’, peccato che nella versione di marzo il limite fosse di 250 caratteri, portato a 2000 solo dopo le innumerevoli proteste”.