Home I lettori ci scrivono L’Italia non è il Paese della certezza del Diritto

L’Italia non è il Paese della certezza del Diritto

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Quello che sta avvenendo in questi giorni agli insegnanti della cosiddetta ‘fase B’, conferma, ancora una volta, che l’Italia non è il paese del Diritto e, in particolare, del principio della “certezza del Diritto” che sta e che dovrebbe stare alla base dello Stato Moderno e della democrazia stessa.

A dispetto, infatti, di quanto affermano coloro che vivono fuori dalla scuola e già da ora iniziano con lo scontato dire che gli insegnanti si lamentano sempre anche quando hanno il ruolo, non tutti sanno (e dovrebbero essere meglio informati) che nell’autunno del 2006, lo Stato entrò nelle vite dei precari e pretese da essi di fare, riflettendoci in un pugno di mesi, un’autentica scelta di vita che andava formalizzata nell’arco dei 30 giorni, previsti dal bando di iscrizione alle cosiddette ‘GaE’, dall’11 marzo 2007 all’11 aprile 2007.

Il docente precario, secondo la legge 296/2006, doveva scegliere DEFINITIVAMENTE una provincia ed ancorare ad essa la propria vita, fino a quando non fosse diventato di ruolo mentre, in parallelo, si avviava il piano di assunzioni, previsto dall’allora ministro Fioroni, che in tre anni avrebbe dovuto assumere 150.000 docenti. Nel frattempo, le graduatorie da ‘permanenti’ diventavano ‘ad esaurimento’ e venivano ‘congelate’ fino al loro smaltimento. Una volta effettuata tale scelta di vita, molti docenti si trasferirono per l’ennesima volta e visto che la legge era chiara, sicuri di poter, finalmente, anche se precari, trovare un minimo di stabilità o, comunque, di sicurezza, iniziarono a, come nella natura di ogni essere umano, progettare la propria esistenza, strutturandola, appunto, sulla base della suddetta ‘scelta d vita chiesta dallo Stato’.

In questi anni, in diversi si  sono sposati, hanno acquistato una casa, messo al mondo figli etc. La legge, in fondo, era quella, era dello Stato e si poteva avere fiducia… probabilmente i suddetti pensarono! Per ben due volte, però, con la riapertura delle GaE lo Stato, non avrebbe rispettato la sua stessa legge, tradendo quelli che dovevano essere considerati realmente come dei diritti quesiti e, con essi, la sua stessa base democratica ovvero –  ripetiamolo fino alla nausea! –  la ‘certezza del Diritto’.

In questi giorni, il principio basilare della democrazia moderna non è semplicemente poco rispettato: è del tutto oltraggiato e messo alla stregua di uno straccio da polvere.

Irritano alquanto le parole del signor Faraone che dice che, finalmente, i docenti potranno farsi un mutuo (frase che deve caratterizzare uno che inevitabilmente “ignora”: sono in tanti che, con l’aiuto di un parente che ha fatto da garante, se lo son già fatto ed ora, trasferendosi, dovranno pagare mutuo e affitto contemporaneamente!).
L’avere, inoltre, predisposto delle Graduatorie Nazionali (che, se andiamo a vedere, avrebbe avuto senso istituire nel 2006, quando, appunto, si chiedeva la famosa scelta di vita e non ora, a distanza di anni che la scelta di vita è stata fatta) dove, una volta presentata la domanda, per poterla inviare telematicamente al Miur, bisognava scegliere OBBLIGATORIAMENTE tutte e 100 le provincie italiane senza dare la possibilità, a chi avesse particolari condizioni, di selezionare una parte di esse, ha, di fatto, costretto la gente  ad affidare il proprio destino ad un algoritmo frettolosamente elaborato, ad un computer che è somigliato, ci accorgiamo tutti, più ad una sorta di roulette o di ruota della fortuna che non ad un piano razionale (è sarcasticamente buffo vedere gente, nella stessa materia, trasferita dalla Sicilia alla Sardegna e, in contemporanea, dalla Sardegna alla Sicilia quando, a questo punto, potevano stare ciascuno a casa propria, continuando a  pagare magari il mutuo, e con la propria famiglia ed i propri affetti).

Da più parti si lamenta il fatto che le famigerate graduatorie nazionali non siano state pubblicate, che non si conoscano i criteri adottati, che non si sappia chi abbia creato l’algoritmo che ha deciso il destino di molti e con quali modalità il medesimo sia stato predisposto, che le informazioni necessarie siano mancate e la gente, ignara di tutto, specie di cosa sarebbe accaduto se non l’avesse spedita, abbia inviato una domanda che poteva essere considerata facoltativa, che abbia avuto davvero poco tempo per decidere cosa fare della propria vita e di prendere tutte le dovute informazioni (sarebbe questa l’efficienza della P.A. nell’era Renzi? Questa l’efficacia?) etc.

Consiglio vivamente a tutti i colleghi e colleghe, soprattutto a quanti si trovano in situazioni difficili (mutuo + affitto da pagare, per fare solo un esempio) ad inviare in massa al MIUR contratti e ricevute di affitto (oltre che di mutuo) e di pretendere, con un ricorso (ci sarà un giudice  a Berlino o… a Bruxelles?) che lo Stato risarcisca o, come minimo, come ha suggerito uno scrittore docente di Merano, specie considerato che vi sono tanti immobili inutilizzati, provveda ad istituire delle foresterie per docenti, al pari di come esistono le caserme per i militari e considerato che, dopo aver preteso la scelta di vita ‘forzata’, ora lo Stato esige il suo opposto ovvero la mobilità forzata.