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L’orientamento in Italia e all’estero

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Il problema che in Italia in questi ultimi quattro/cinque anni ha investito il dibattito all’interno della riforma dei cicli, cioè quello relativo alla scelta precoce degli indirizzi scolastici, e nel senso più ampio, dell’orientamento scolastico e professionale, ha interessato, e sta interessando, anche gli altri Stati.
In Francia, ad esempio, il testo di riforma del College, approvata in primavera con la legge di Jack Lang sul "college repubblicain", della riforma cioè del grado media della scuola francese, presenta più di un’ambiguità.
Fin dalla quarta classe in Francia – corrispondente all’età di 12 anni – vengono avviati quelli che vengono chiamati “itinerari di scoperta”, cioè gli indirizzi di: "natura e corpo umano", "arti e umanità", "lingue e civiltà e iniziazione alla creatività e alla tecnica". Scompaiono come si vede le aree tecnologiche attualmente esistenti.
Non è ancora chiaro, tuttavia, se gli ‘itinerari di scoperta’ saranno indirizzi obbligatori o solo come, è detto, ‘incitamenti’ agli allievi.
Certo è che siffatta diversificazione si riflette sulla terza classe – corrispondente agli allievi di 14 anni – detta di "determinazione", di orientamento, insomma, vero e proprio.
Nel Regno Unito, poi, dove secondo una tradizione tutta britannica che vuole che le riforme si facciano non per decreto, ma…strisciando, il governo Blair offre finanziamenti speciali a quelle scuole che riconvertono l’educazione ‘generale’ in educazione ‘specializzata’ segnando, fra l’altro la fine di quella scuola comprensiva che era stato l’onore della tradizione democratica britannica e il simbolo della scuola antiselettiva.
Queste scuole che, dal 2002 al 2006, dovranno diventare 1500, potranno collocare corsi professionali prima della fine della scuola dell’obbligo e anticipare le scelte degli indirizzi.
Naturalmente il dibattito è aperto: il National Union Teachers, la più forte associazione degli insegnanti, teme l’introduzione dei sistemi di segregazione per questi nuovi istituti i quali potranno scegliere il 10% dei loro alunni.
In Spagna, infine, l’attuale Ministro dell’Educazione, Pilar del Castello, del Partito Popolare al governo con Aznar, è impegnato a smantellare le riforme scolastiche della precedente maggioranza governativa socialista, attaccando le tre le Leggi, la Lode (sul diritto allo studio), la Lopeg (sul governo degli istituti scolastici) e la Logse (sul sistema scolastico)
Il governo spagnolo vuole diversificare i due anni iniziali della Eso (la scuola dell’età compresa tra i 14 e i 16 anni) in tre livelli: per gli studenti che continuano nella secondaria, per quelli che si avviano alla formazione professionale e per quelli che abbandonano gli studi.
Molto acceso è il dibattito tra il Partito Popolare, da una parte e il Partito Socialista, precedentemente al governo e, oggi, il più forte oppositore, quello della Sinistra Unita e il nazionalista basco e quello catalano, dall’altro.
Come si vede, fuori dai nostri confini il dibattito è molto acceso a livello politico, non certamente ideologico come è successo in Italia dove, la precedente maggiorami governativa, dopo aver esteso l’obbligo scolastico, aveva ipotizzato una scuola di base di sette anni senza avere idee precise sul ruolo e la funzione dell’ultimo biennio della riformando scuola di base e del primo della scuola secondaria