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La contro-riforma del M5S: assumere 300mila docenti, stop classi pollaio e incentivi al part time

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Procedere, tra il 2015 e il 2020, ad un piano quinquennale di assunzioni dei circa 300mila docenti in Graduatoria ad esaurimento e in graduatorie d’istituto, da realizzarsi tramite l’ampliamento degli organici e attraverso la cancellazione della norma Tremonti e Gelmini. Il progetto è contenuto nelle “Sette proposte per la scuola” che verranno presentate il 27 febbraio dal Movimento 5 Stelle, attraverso una conferenza stampa a Roma e un’iniziativa a Napoli.

Il documento è confluito in un una proposta di legge recante “Modifiche al testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e altre norme in materia di reclutamento del personale docente della scuola”: all’interno del PdL, che ha come prima firmataria l’on. Silvia Chimienti, oltre che di reclutamento docenti, si parla anche di altri argomenti collegati agli organici, come l’edilizia scolastica e l’innalzamento del numero di alunni per classe.

I “grillini”, infatti, si soffermano sul fatto che la riforma Gelmini, attraverso la Legge 133 del 2008, ha generato il fenomeno delle classi pollaio: punti centrali della proposta, oltre che il reclutamento, sono la fissazione del numero massimo di alunni per classe a 22, la reintroduzione del tempo pieno nella scuola primaria e incentivi al part-time per i docenti con anzianità di servizio di almeno 25 anni.
“Il mondo della scuola – ci spiega la prima firmataria del Progetto di Legge, l’on. Chimienti – ha bisogno di un progetto a lungo termine, di una visione. Non si può andare avanti con piccole o grandi toppe da piazzare qua e là, come avvenuto negli ultimi 20 anni.La nostra proposta va esattamente in questa direzione”.

Poi dal 2020, propone sempre la proposta del M5S, si procederà ad un nuovo e rivoluzionario sistema di formazione e reclutamento che impedisca il ricrearsi delle sacche di precariato: “abbiamo stimato – spiega Chimienti – un costo di circa 4 miliardi a regime e intendiamo reperire risorse aggiuntive e non procedere a nuovi tagli al comparto istruzione, come avvenuto nella legge di Stabilità 2014 per la creazione del fondo della Buona Scuola”.

 

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