Home Attualità La pandemia una cosa in particolare ce l’ha insegnata, tra le molte

La pandemia una cosa in particolare ce l’ha insegnata, tra le molte

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Che la sanità pubblica è una bene comune. Mentre, da 25 anni ad oggi, è proprio la sanità pubblica che è stata sacrificata. In Lombardia ed in Veneto, ad esempio, si è passati, senza però dirlo, ad un sistema sanitario misto, con uno spazio sempre maggiore ai privati. E questo non viene fatto in un solo colpo, ma un po’ alla volta. Ad esempio, cosa non nota, obbligando i professionisti a pagarsi l’assicurazione da soli. Poi, non assumendo il personale che serve e dove serve. Poi, ancora, non riconoscendo gli straordinari.

Ovvio che, al dunque, se un medico e un sanitario hanno l’opportunità, lasciano il pubblico per passare al privato, nel frattempo con tante posizioni disponibili e stipendi più allettanti. Non solo. Pensiamo al tempo per le visite mediche: magari di soli dieci minuti quando ne servirebbero venti. Così, alla fin fine, sono tutti scontenti, personale e pazienti. Con ricorsi continui in termini legali. Venendo così meno la fiducia reciproca. Per completare il quadro, resta il numero dei medici, i quali sono pochi, perché nel frattempo si è impedito, con un imbuto, agli studenti di iscriversi secondo una vera programmazione, e ai laureati di specializzarsi.

I tagli, pertanto, ai servizi territoriali, con appalti alle coop, sono diventati, nelle retoriche, dei risparmi, invece si sono rivelati dei disservizi. Chi sa, in questo tempo particolare, di carenza ad esempio di infermieri, quanti sono i nostri che sono andati a lavorare in Inghilterra ed in Germania? Oppure nel privato nostrano. Resta il tema, più a monte, dei test di ingresso a medicina. Test che dicono più che una programmazione, un vero disconoscimento dei nostri percorsi scolastici, compresi gli esami di maturità.

Se noi chiediamo, ad esempio, come mi è capitato giorni fa in un liceo, quanti sono i nostri studenti che pensano di iscriversi a medicina, si troverà che sono in pochi. Molti meno rispetto ad anni fa. Quindi, oggi non solo non ci sono specializzandi sufficienti, ma non vi sono nemmeno laureati sufficienti. Perché, a questo punto, non togliere i test e ritornare al libero accesso, responsabilizzando gli studenti, e lasciando alla loro scelta di studio la capacità di superare esame dopo esame, arrivando alla agognata, per loro e per noi, laurea?

Oggi i test prevedono solo un candidato su cinque. Come dire che su 65.000 candidati ne entrano 13.000.Questo avviene ogni anno, da circa 23-24 anni. Con i pensionamenti, i medici in Italia stanno un po’ alla volta riducendosi sempre di più. Un augurio per il nuovo anno 2022?Recuperare il senso del bene comune.