
Sui benefici – veri o presunti – dell’apprendimento e della pratica della scrittura in corsivo si è scritto e si scrive molto. Qualche settimana fa abbiamo riportato l’ultima presa di posizione politica in materia, un disegno di legge che prevede l’istituzione della Settimana nazionale della scrittura a mano, da celebrarsi ogni anno a partire dal 15 gennaio, per valorizzare corsivo e calligrafia come strumenti fondamentali per lo sviluppo cognitivo, la memoria e l’identità culturale.
Identità culturale a parte, sono numerose le voci che si levano dal mondo scientifico per perorare la causa della scrittura a mano in corsivo. La rete delle Scuole di specializzazione in psicoterapia cognitiva, ad esempio, sottolinea che gli studi delle neuroscienze effettuati in questi ultimi anni dimostrano l’importanza della scrittura a mano, soprattutto corsiva, per un buon sviluppo del cervello. Queste ricerche evidenziano che scrivere a mano è fondamentale per lo sviluppo cognitivo e per l’apprendimento, perché c’è una stretta correlazione tra il cervello e la mano per quanto riguarda la costruzione del pensiero e l’elaborazione delle idee. In modo particolare la scrittura legata e corsiva stimola in modo predominante le aree del cervello connesse al pensiero, al linguaggio e alla memoria. La capacità di creare legami tra le lettere permette la sequenzialità ed esprime un’abilità associativa sul piano del pensiero.
Bene, potremmo dire, sembrerebbe che non ci sia null’altro da aggiungere. E invece no, le ricerche scientifiche sono fatte per essere confutate da altre ricerche… Proprio qualche giorno fa, infatti, il prestigioso quotidiano francese Le Monde ha pubblicato un articolo di Florence Bara, docente di Psicologia cognitiva e dello sviluppo all’università di Tolosa e docente all’Istituto Superiore di formazione per insegnanti.
Il titolo del suo intervento non lascia dubbi sul punto di vista adottato dalla specialista: “Anche se caro alla Francia, il formalismo della scrittura in corsivo non è poi così utile”.
Florence Bara, in estrema sintesi, ritiene che un bambino che si concentri troppo sull’aspetto formale della scrittura in corsivo rischia di lavorare in modo più lento e farraginoso. La ricerca della bella calligrafia lo distoglie paradossalmente da quella che è invece la finalità della scrittura, che è acquisire fluidità e rapidità. La cura estetica nella costruzione delle parole gli lascia poco spazio per concentrarsi sull’ortografia, la composizione del testo, l’organizzazione della frase.
La psicologa fa notare che sul mercato ci sono pochissimi manuali pedagogici sul gesto motorio della scrittura, su come cioè il corpo metta in movimento in modo coordinato dita, mani, braccia, busto per formare delle lettere. In assenza di riferimenti scientifici in materia, la maggior parte degli insegnanti chiede tradizionalmente agli alunni di copiare righe di lettere e parole, concentrandosi sull’aspetto estetico del risultato.
Ricordando che la scrittura è un mezzo e non un fine, Florence Bara ribadisce che questa importanza della forma, così cara alla tradizione francese, non è universale. In Québec, ad esempio, gli alunni sono più liberi di scrivere come meglio credono, a condizione che il loro scritto sia leggibile. Spesso mischiano corsivo a stampatello e questo consente loro di guadagnare in fluidità e rapidità.