La scuola cura poco l’educazione degli alunni concentrandosi troppo sulla loro istruzione, il monito dell’ispettore Tiriticco che ci ha lasciati

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L’ispettore Maurizio Tiriticco se ne è andato: l’ex dirigente tecnico Miur di Istruzione media, tecnica e professionale, è stato per decenni un riferimento importante per il mondo della scuola e dell’educazione, producendo innumerevoli e autorevoli interventi, saggi e pubblicazioni di vario genere sulle politiche scolastiche, sempre di alto spessore.

“È stato certamente – ricorda la Cisl Scuola – figura influente e grande protagonista nella ricerca accademica e nella formazione continua degli insegnanti, con diversi apprezzati contributi sulle tematiche della progettazione didattica e della valutazione degli apprendimenti. Chiaro e sempre rigoroso, è stato costantemente attento all’innovazione didattica”.

È stato insegnante in tutti gli ordini scolastici, ma anche professore di Scienze dell’educazione all’Università Roma Tre e rappresentante italiano a Bruxelles dal 1987 fino al 1995 presso il Comitato Europeo dell’Educazione.

La Tecnica della Scuola lo vuole ricordare con un’intervista rilasciata a fine 2019 a margine del seminario “Quale futuro per la prevenzione degli infortuni nelle istituzioni scolastiche, rischio comportamentale e nuovi paradigmi educativi”, svolto nella sala dell’istituto di Santa Maria in Aquiro del Senato.

In quell’occasione, Maurizio Tiriticco disse che “insegnare non significa solo istruire, ma anche e soprattutto formare ed educare: due aspetti, la formazione e l’educazione, che nelle nostre scuole spesso vengono messi in secondo piano. Invece, dovrebbero avere la precedenza sulle discipline, perché guardano all’alunno come persona che diventa cittadino”.

Tiriticco, che ha anche lavorato in sede Ue sulla tematica della dimensione europea dell’educazione, ricordò che “l’articolo 1 comma 2 del decreto legislativo 81 del 1999, lanciando l’autonomia scolastica, accennò a tre paroline ‘magiche’: formazione, educazione ed istruzione. Sono tre parole – rimarcò – che riportano a tre verbi estremamente importanti”.

Entrando nelle specificità dei diversi ambiti di insegnamento, disse: “se il parlo di istruzione, mi sto rivolgendo all’apprendimento di una precisa disciplina, che quindi questo tipo di funzione: si istruisce l’alunno in italiano, in matematica, in francese”.

“Se entro invece nel mondo della formazione, le cose sono diverse: perché con la formazione insisto sulla persona, quindi l’alunno in quanto persona, quindi non mi limito soltanto ad istruirla su determinate discipline, ma entro anche nel campo della formazione ad esempio della sua personalità. Quindi siamo un gradino sopra rispetto all’istruzione”.

“Il terzo vocabolo è quello dell’educazione, la quale investe la persona in tutto il suo aspetto: investe la persona in quanto cittadino, quindi possiamo dire che la scuola e gli insegnanti si debbono impegnare non soltanto ad istruire le persone ma anche formarli, in quanto uomini o donne, e ad educarli in quanto cittadini della nostra Repubblica democratica”.

“Questi tre verbi – concluse l’ispettore Tiriticco – andrebbero sempre coniugati insieme: invece, spesso nella nostra scuola si insiste molto nell’istruzione e poco sugli altri due”.