Home Archivio storico 1998-2013 Nostre inchieste La “Scuola” non è uno Zoo, neanche in televisione

La “Scuola” non è uno Zoo, neanche in televisione

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Tutto il resto, direbbe il poeta-cantante, è noia, con un pizzico di fastidio quando le classi diventano una sorta di palcoscenico dove si esibiscono alunni in vena di musical o di sketch per scimmiottare altri programmi altrettanto fastidiosi, nel momento in cui soprattutto si vuole prendere in giro una istituzione che non lo merita. E non per semplice e banale bacchettonismo, ma per il fatto che fra quelle mura si giudicano le persone, se ne determina e se ne condiziona il futuro e in esse alita comunque e in ogni caso la severità dello Stato e delle istituzioni.
Ma disturba pure la connivente disponibilità di qualche docente, presidi inclusi, che si presta al gioco, come a voler testimoniare di essere ancora ragazzino e quindi ancora compreso e compresso della spumosa allegrezza dei ragazzi che, loro si, fanno il loro mestiere, al contrario degli educatori che, loro no, non fanno il loro.
Qualcuno parla, durante le incursioni delle telecamere nelle scuole, di modi scherzosi e di pieno rispetto del lavoro dei docenti, dei “tiranni” che stanno dall’altra parte della cattedra, ma non ci sembra questa la filosofia ispiratrice complessiva, mentre fa capolino il tentativo, poco nascosto, di ridicolizzare gli inevitabili tic dell’istituzione, che i ragazzi sanno ben cogliere.
Il punto nodale è forse quello di fare ascolti, di attirare intere scolaresche e anche interi comuni che inopinatamente, e sull’onda dei propri istituti, si vedono proiettati in televisione e quindi verso una effimera quanto equivoca notorietà. E in quei precisi picchi, se ci sono, distribuire pubblicità e spot, trasformando così la scuola in uno spot complessivo, una reclame, un consiglio per gli acquisti.
Ma ci sembra anche un modo per sfruttare la forza dirompente della spumosa vitalità dei ragazzi per catturarne l’interesse, ma svuotandola dei suoi reali sapori che non possono né devono essere quelli del disimpegno, della goliardia, del gioco privo di creatività che, se ben indirizzato e compreso, aiuta a crescere meglio.
L’unico aspetto positivo è quello, forse, della denuncia di qualche sopruso subito dai ragazzi per causa di docenti poco inclini alla conoscenza del diritto scolastico e del proprio ruolo; che non è solo quello di docente, di elargitore di sapere, ma anche di funzionario dello stato e quindi di custode delle leggi e delle sua applicazioni, in ogni preciso secondo della sua permanenza in classe e all’interno della scuola medesima.