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La scuola non interviene più sul divario sociale

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I dati OCSE relativi anche al nostro sistema scolastico fanno discutere vengono ormai utilizzati dai diversi soggetti politici a sostegno delle proprie tesi, con l’effetto paradossale che ai dati si fa dire tutto e il contrario di tutto.

E’ di oggi la presa di posizione del senatore Fabrizio Bocchino (ex M5S, ora in Sinistra Italiana) che afferma:  “I dati OCSE non celebrano certo la cosiddetta ‘Buona scuola’, come l’ex premier Renzi, la ministra Fedeli e la senatrice PD Francesca Puglisi si sono affrettati ad affermare perché i ragazzi intervistati hanno tra i 26 e i 28 anni, e hanno dunque completato la scuola ancora prima che entrasse in vigore la riforma Gelmini”.
Secondo Bocchino “di
quella scuola, che puntava appunto a colmare il divario sociale, oggi poco resta dopo la legge 107, con la sua retorica incentrata sul merito e la sua competizione ad escludendum: si premia chi già fa bene, e non chi arranca, che è l’opposto del colmare i deficit di partenza per dare uguali opportunità a tutti”.
Ora, poichè i 26-enni di oggi hanno iniziato il proprio percorso nella scuola secondaria proprio in concomitanza con l’avvio della riforma Moratti, viene da chiedersi se il senatore Bocchino rimpiange quella riforma.

 

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Il punto della questione è che mettere in stretta relazione esiti di apprendimento e altre variabili (abbandono scolastico, divario sociale, possibilità occupazionali, e così via) con le caratteristiche delle riforme del sistema scolastico è una operazione oltremodo difficile se non addirittura impossibile.
D’altronde lo stesso Bocchino osserva che “fuori dalla scuola, le condizioni di divario sociale restano inalterate o peggiorano, come ha documentato l’ISTAT a proposito dell’ascensore sociale ormai fermo, segno che la scuola non riesce più a incidere sulla società”.