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La scuola prepara al lavoro o alla vita? Malpezzi (Pd) contro Valditara: studiare serve a decodificare il pensiero, avere strumenti per leggere la realtà

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La scuola serve prima di tutto a formare i giovani preparandoli a diventare cittadini oppure a fare trovare lavoro? Chi si intende di didattica, sa bene che la formazione ha come scopo iniziale quello di promuovere lo sviluppo individuale, assecondando le attitudini di ognuno; tra i risultati di questo processo c’è anche l’inserimento del giovane nel mondo produttivo.

Una spinta verso questo secondo obiettivo, la collocazione lavorativa, arriva dalle nuove Linee Guida sull’orientamento scolastico, pubblicate qualche giorno fa dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: uno dei punti introdotti è “una figura nell’ambito del quadro organizzativo di ogni istituzione scolastica che, sulla base dei dati sulle prospettive occupazionali trasmesse dal MIM, dialoghi con famiglie e studenti nell’ottica di agevolare la prosecuzione del percorso di studi o l’ingresso nel mondo del lavoro, al fine di favorire l’incontro tra le competenze degli studenti e la domanda di lavoro”.

L’opposizione politica ha avuto molto da ridire su questo fine, ritenuto prioritario dal nuovo corso ministeriale: la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi, in particolare, in un articolo su Avvenire ha avuto molto da ridire “sull’orientamento scolastico declinato solo come job placement, invece che come lo strumento per provare ad aiutare gli studenti a scoprire i loro talenti, le loro potenzialità, quelle utili a realizzare i loro sogni“.

“La scuola – ha scritto la dem – dovrebbe essere orientativa fin dal primo giorno: deve aiutare i più piccoli a scoprire e a scoprirsi favorendo l’elaborazione del pensiero perché, come dice il professor Parisi, il pensiero astratto è l’approdo a cui far arrivare i ragazzi e la scuola può indirizzare alle professioni ma prima deve aiutare gli studenti a decodificare il pensiero, a capire i fenomeni, ad avere gli strumenti per leggere la realtà, comprenderla anche nella capacità di interpretarne i simboli”.

Per Malpezzi, “in un momento in cui ci sono tanti ragazzi che rischiano di perdersi nella zona grigia degli abbandoni serve trovare la forza di osservare con maggiore attenzione i loro percorsi di studi, le competenze che hanno acquisito, lavorando con le famiglie che devono essere parte integrante dei percorsi orientativi, per guidarli in una scelta consapevole rispetto alle potenzialità del futuro ma anche positiva e in linea con i loro desideri”.

Secondo la senatrice del Pd, “la scuola da sempre ha come sua missione quella di favorire la realizzazione di una crescita autonoma; l’opposto di chi vorrebbe forzare i percorsi o attribuire destini precostituiti in base a una visione classista delle scuole, qualunque esse siano. Tutti i percorsi hanno la stessa dignità e bisognerebbe operare in questa direzione. Non guardo al passato con occhio nostalgico, ma mi auguro che il Ministro che sarà impegnato sui nuovi moduli per l’orientamento, così come previsto dal PNRR, abbia il coraggio di agire questa sfida sulla dignità dei percorsi, sulla compenetrazione tra saperi, sul successo formativo. Che parte proprio – conclude Malpezzi – dall’aiutare i nostri ragazzi ad essere felici”.