Home Archivio storico 1998-2013 Riforme La scuola pubblica statale è un bene comune, come l’acqua

La scuola pubblica statale è un bene comune, come l’acqua

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“La scuola pubblica statale è un bene comune, come l’acqua”. È questo il primo dei dieci punti realizzati il 24 marzo a Bologna alla presenza di diverse associazioni e movimenti della scuola – composti in prevalenza da insegnanti, studenti e ricercatori – in occasione dell’iniziativa “L’urlo della scuola: per una nuova primavera dell’istruzione pubblica”.
Dal confronto tra i raggruppamenti che hanno partecipato all’evento è scaturita una Convenzione nazionale della scuola-bene-comune che rifacendosi ripetutamente agli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione sottolinea come la scuola pubblica statale rappresenti “il primo e massimo presidio democratico in grado di assicurare uguaglianza di opportunità nella formazione delle nuove generazioni”. I realizzatori della Carta reputano quindi “inaccettabile” l’attuale “processo di privatizzazione della scuola pubblica statale”. Poi sostengono che i “presagi di Piero Calamandrei stanno diventando realtà”, poiché “già oggi non una sola scuola sarebbe in grado di aprire i battenti senza i contributi ‘volontari’ delle famiglie”.
Mentre la Convenzione, insieme alla Costituzione, si ispira ad “una scuola dell’obbligo pubblica, laica e gratuita”. A tal fine viene considerato “anticostituzionale” qualsiasi “sostegno finanziario statale alle scuole paritarie private”. A tal fine la Convenzione “chiede la soppressione della Legge 10 marzo 2000, n. 62”.
Il testo contiene anche un appello ai decisori politici, in particolare si chiede che “i finanziamenti per la formazione scolastica e universitaria in relazione al Pil” siano “almeno pari alla spesa media europea e che l’obbligo scolastico debba essere portato a 18 anni di età”.
C’è poi spazio per le denunce contro quegli “edifici scolastici italiani” ancora “inadeguati e insicuri mentre gli insegnanti sono fra i peggio trattati d’Europa”.
La Convenzione chiede quindi “alla Politica di considerare la formazione scolastica non una spesa sociale ma un investimento strategico per il futuro del Paese e delle persone che lo abitano oggi”.
C’è spazio anche per “riesumare” dai “cassetti polverosi del Parlamento” due progetti di legge: ‘Per una buona scuola per la Repubblica’ e ‘Tutela, governo e gestione pubblica delle acque’”. Si tratta di due ddl cje “propongono un’idea organica di governo di due beni comuni cruciali per il benessere sociale: il sistema scolastico e le risorse idriche. Ci chiediamo e chiediamo, è accettabile che la partecipazione popolare alla formazione delle leggi – prevista dalla Costituzione – sia a tal punto svilita da restare senza ascolto e senza risposta? La Convenzione chiede che le due proposte di legge vengano immediatamente messe in discussione in Parlamento con il coinvolgimento dei due Comitati Promotori”.

Al fine di diffondere, sostenere e non disperdere questi principi essenziali, i promotori della Convenzione hanno attivato alcune iniziative pratiche: “una casa comune, un’Associazione diffusa, denominata ‘una nuova primavera per la scuola pubblica’, una mailing list nazionale, denominata ‘la rete dei sensibili’, e un ‘quaderno di lavoro’ pubblico accessibile dalla rete. Strumenti di lavoro utili per discutere, proporre, interrogarsi sul ‘che fare’ per l’istruzione pubblica oggi domani e dopodomani”.