
L’accesso al porno da parte dei minori, secondo le ultime risultanze, riguarda ormai circa il 98% di costoro, anche a partire da 8/9 anni, grazie ai mezzi informatici di cui dispongono largamente e alla mancata o blanda o permissiva sorveglianza dei genitori, a cui tuttavia non si possono addebitare tutte le colpe, considerato che i ragazzi hanno una vita al di fuori dello stretto nucleo familiare.
Un dato acquisito, che in qualche modo ormai è di conoscenza generale, benchè in un momento in cui si parla di educazione sentimentale da implementare nelle classi ha ripreso a correre e ad aprire dibattiti, riguarda appunto l’influenza che i video porno possono avere nella problematica legata ai femminicidi e alla violenza di genere.
Infatti, secondo quanto gli esperti suggeriscono, la violenza di genere, in tutte le sue declinazioni, poggia su due costanti precise, ovvero, il ritenere semplice “oggetto” di piacere la donna, che è vista e considerata appunto come un prodotto da possedere, e una deformata percezione del rapporto che bisogna avere con lei e dunque del consenso dovuto a prescindere e che per tale motivo non si concepisce il rifiuto.
I film pornografici, così diffusi ormai e così a portata di clic, cui accedono in maggioranza soprattutto i maschi, oltre ad avere un ruolo quasi consociativo e di accettazione nel gruppo, portano soprattutto a una costruzione distorta dell’immaginario sessuale di coppia, con la tendenza all’emulazione dei comportamenti osservati, dove i sentimenti come la fiducia, la stima, l’amore, il rispetto non hanno luogo.
Mettere dunque in atto, da parte degli adolescenti, come si legge pure in un articolo del Domani, quanto i modelli sullo schermo dimostrano, oltre a innescare una precoce attività sessuale con tutti i rischi a questa connessa, dalla maternità prematura alle malattie sessualmente trasmissibili, annichilisce nei ragazzi la percezione della richiesta del dovuto consenso da parte della partner all’atto sessuale, per cui di fronte a un rifiuto o a un tentennamento si possono scatenare atteggiamenti aggressivi, coercitivi e perfino profondamente deleteri.
Ma non solo, fa scattare negli adolescenti modelli particolari da imitare, compreso l’uso di droghe per tenere alte certe performance.
Che fare dunque? Se bloccare l’accesso al materiale pornografico online appare alquanto impossibile, la strada praticabile più sensata, e su cui da decenni di discute inutilmente, è quella che riguarda l’implementazione dell’educazione sessuale a scuola, oltre che in funzione proprio dell’educazione al rispetto di genere, anche in riferimento alla conoscenza delle malattie veneree e a ogni altro problema che la mancata conoscenza di questo delicato tema comporta.
E da qui pure la contrarietà da parte di tutti gli esperti pedagogisti e psicologi a richiedere il consenso dei genitori per seguire le lezioni in classe di educazione sentimentale, considerato appunto che i livelli di percezione del problema variano da una condizione socio-culturale all’altra, mentre la scuola, per sua naturale costituzione, deve tendere a dare a tutti le pari opportunità, anche in talune materie così delicate e sensibili.