Home Politica scolastica “Le assunzioni dei precari? Solo mance per ottenere voti”

“Le assunzioni dei precari? Solo mance per ottenere voti”

CONDIVIDI

“Il presidente del Consiglio italiano ha basato tutta la sua politica economica (se ne ha una) su bonus della più varia natura e sulle assunzioni nella scuola pubblica”.

È durissimo il giudizio Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, sui primi due anni del governo Renzi, riportato nelle prime pagine del suo terzo dossier relativo al fact-checking.

Secondo Brunetta, “il filo conduttore unico è evidente: comprarsi il consenso. Piccole mance a tanti per ottenere voti. Peggio della peggiore Prima Repubblica. Il punto è che per finanziare i suoi provvedimenti clientelari Renzi ha aumentato la spesa pubblica, il deficit di bilancio e di conseguenza il debito pubblico”.

Per il forzista, quindi, anche le 87mila immissioni in ruolo dei precari, oltre la metà dei quali per il “potenziamento” degli istituti introdotto con la Legge 107/15, rientrerebbero in questa logica: aumentare il deficit pubblico, pur di conseguire il consenso ed incamerare voti alle prossime elezioni.

 

{loadposition bonus_1}

 

Sotto la scure di Brunetta, inoltre, rientrerebbero i bonus che il Governo ha introdotto. Tra cui quello per i circa 650mila docenti di ruolo della scuola pubblica. E pure per quello, più recente, rivolto a tutti i neo-diciottenni. Entrambi pari a 500 euro.

“E non finisce qui: sempre per finanziare le sue spese pazze, Renzi ha aumentato la pressione fiscale in Italia su tutti, anche sui beneficiari dei vari bonus, e ha introdotto nuove tasse”, ha attaccato ancora il deputato di Forza Italia.

E “i pochi decimali di aumento del Pil nel 2015 e nel 2016 nulla hanno a che vedere con la politica economica del governo Renzi, se ce n’è una. Tutto deriva dal calo del prezzo del petrolio e dalla svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, conseguenza del Quantitative easing della Bce di Mario Draghi”.

Per Brunetta, la conclusione è che “il tavolo del Sociale è quello su cui Renzi ha toccato davvero il fondo”.

 

{loadposition facebook}