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Le parole di Profumo: diventare più bravi; e i fatti, De Mauro: l’Italia non ha brevetti

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”Dobbiamo tirarci su le maniche e diventare più bravi perchè abbiamo una grandissima responsabilità nei confronti delle tasse dei nostri cittadini”.
”Mi auguro che la ricerca venga inserita tra i temi della prossima campagna elettorale. Non possiamo avere dei bravi ricercatori se non partiamo dalla scuola. La scuola è l’elemento centrale dove si crea un Paese migliore che ha bisogno di ricerca e innovazione”. ”Il Cnr ha la grande capacità d’interazione dei saperi. A differenze delle università dove i settori scientifici sono vincolati e con ambiti ristretti, il Cnr ha la capacità di far lavorare insieme persone che hanno saperi diversi. Questo è un grandissimo valore”. Queste in sintesi le parole del ministro dell’Istruzione Profumo all’Accademia dei Licei.
Tullio De Mauro, il famoso linguista accademico dei Licei e già ministro dell’Istruzione, però fa presente in una nota (da Internazionale) .
Il 7 dicembre, mentre in Italia eravamo intenti a capire le intenzioni di un ex primo ministro e a consolarci con X Factor, Patrick Thomas e Anthony Breitman hanno rilasciato in “Spectrum”, la rivista on line dell’Institute of electrical and electronics engineers, la loro “annual analysis ofwho’s who in patenting innovation”.
Le notizie sul numero di brevetti nel mondo sono state ottenute da università, enti pubblici e imprese dei più svariati settori, aerospazio e tecnologie dell’informazione, biotecnologie e strumenti medici.
Il numero di brevetti depositati nell’anno e la loro percentuale sulla popolazione sono buoni indicatori non solo della potenza tecnologica e industriale di un paese. In filigrana si legge lo stato di una cultura: il sapere e il saper fare, il grado di competenze operative, intellettuali e organizzative di un paese, il funzionamento, in definitiva, dell’apparato scuolauniversità-ricerca.
Altre stime disponibili sono poco aggiornate e assemblate con criteri non sempre chiari. Quelle di Spectrum sono aggiornate e ben presentate. Le ha richiamate in una sua nota Roberto Vacca. Oltre agli Stati Uniti, altri paesi sono presenti come principali produttori di brevetti: Giappone e Germania, Svezia, Regno Unito, Olanda, Canada, Finlandia, Danimarca, Corea del Sud, Cina, Belgio.
Molti sono più piccoli dell’Italia, che risulta assente. In Italia, dice Vacca, per “redimere il paese” i decisori pubblici e perfino i più miopi privati dovrebbero capire che brevetta e prospera di più chi studia di più.