Home I lettori ci scrivono Le regole ci sono, ma le scuole non le applicano

Le regole ci sono, ma le scuole non le applicano

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Il primo ministro Mario Draghi è intervenuto a sostegno della ricerca che ”deve essere al centro della crescita dell’Italia”. Ha inoltre ricordato che “con il PNRR investiamo oltre trenta miliardi in istruzione e ricerca e nei prossimi quattro anni ne destineremo 6,9” al fine di generare una situazione culturale ed economica propizia [16/2/2022].

Il cospicuo finanziamento copre la seconda istanza.

Sul fronte culturale, però, le cose sono molto, molto problematiche.

E’ richiesta una profonda ristrutturazione del mondo scolastico: lo status quo è da oltrepassare. Si devono rimuovere gli ostacoli frapposti al rinnovamento: le conoscenze e le abilità devono diventare “strumento e occasione” per lo “sviluppo delle capacità e delle competenze, generali e specifiche” degli studenti [Legge 53/2003]. Si tratta di un’impresa che le scuole non accettano e non hanno mai accettato, nonostante la legislazione vigente.

Emblematico in tal senso è l’ammonimento del ministro Patrizio Bianchi; egli ha esortato i docenti affinché abbandonino “il mito ossessivo del programma” affinché, applicando le norme, progettino il percorso che conduce ai traguardi del sistema scolastico.

A tal fine è da elaborare una strategia per il rinnovamento del servizio scolastico: si deve studiare l’ambiente in cui sorge il problema e, in particolare, ricercare e individuare i capisaldi della resistenza al cambiamento; tra cui troneggiano i libri di testo e l’assetto organizzativo delle scuole.

Iniziamo la riflessione dai testi scolastici: contengono l’esito delle scoperte che gli esperti delle diverse discipline hanno fatto, esiti sistemati in sequenza al fine di facilitarne l’acquisizione, la comprensione e, nel migliore dei casi, l’elaborazione. Contengono dei prodotti finiti. Nulla si dice sui problemi che ne hanno innescato la ricerca, così come nulla si dice sui metodi disciplinari applicati.

E’ necessario, pertanto, ridisegnare la loro struttura perché, se si vuole mettere al centro il metodo della ricerca, la gestione delle aule deve essere rivoluzionata. In un primo momento, con un’attività laboratoriale, gli studenti affrontano i tipici problemi delle discipline e ne cercano la soluzione, poi, dopo la discussione e la sintesi delle loro produzioni, il docente presenta lo stato dell’arte, sistematizzando la questione posta. Il libro di testo servirà come rinforzo. Pertanto la sua struttura dovrà essere simile a un’antologia. Una proposta didattica esemplificativa è visibile in rete: “Laboratorio di matematica: Pitagora”.

Il secondo ostacolo al cambiamento è l’organizzazione della singola scuola: i dirigenti scolastici ne incarnano il cuore.

Poiché la dimensione dei problemi formativi, di quelli educativi e dell’istruzione è smisurata, la complessità derivante è molto elevata. Ne consegue l’imprescindibilità dalla collegialità [Dlgs.150/2009 art. 57].

Ne discende che il dirigente scolastico non può essere inteso come un tuttologo; deve diventare un animatore che, stilando le convocazioni degli organi di governo, insuffla loro lo spirito vitale [Dlgs 297/94].

Concludendo. Per garantire l’efficacia dei finanziamenti è indispensabile correggere gli ordinari, stantii processi decisionali scolastici: tutte le risorse sono da coordinare, finalizzandole al conseguimento della finalità istituzionale.

Enrico Maranzana