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Le scuole del futuro? Saranno ‘civic center’ per “nativi digitali”

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Tutti saranno d’accordo: ormai le scuole moderne non possono più essere fatte solo da aule e corridoi. È con questa convinzione di fondo che è stato avviato un concorso per arruolare giovani architetti che disegnino gli istituti del futuro. Per avviare l’iniziativa è servito un vero e proprio protocollo d’intesa, intitolato “Edilizia scolastica innovativa”, siglato il 24 aprile dal ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, e dal presidente della Fondazione MAXXI Giovanna Melandri.
L’idea di fondo è quella di rinnovare profondamente il modo di concepire gli ambienti destinati all’apprendimento, adeguando le strutture didattiche al linguaggio della generazione dei “nativi digitali”. Il ministero dell’Istruzione si impegna a fornire indicazioni per l’attuazione delle attività previste dal protocollo d’intesa e a pubblicare le Linee guida in materia di edilizia scolastica innovativa che aggiornano le precedenti ferme agli anni Settanta.
Per raggiungere quest’obiettivo è indispensabile che scuole, aule, arredi, spazi educativi sia interni che esterni rispondano a criteri del tutto nuovi e adeguati ad una didattica supportata integralmente dalle nuove tecnologie.
Tra i punti qualificanti dell’accordo, che avrà la durata di un anno, figura un concorso per giovani architetti, destinato a valorizzare i migliori progettisti italiani e stranieri, per individuare nuove soluzioni architettoniche e nuove tipologie di arredi per le scuole del futuro.
Il concorso (si sta mettendo a punto il bando e tra poche settimane sarà varato il Comitato scientifico presieduto da Cino Zucchi e composto anche da rappresentanti del mondo della scuola e del territorio) intende valorizzare i migliori progettisti italiani e stranieri. I lavori presentati verranno, in seguito, esposti in una mostra e saranno oggetto di un’apposita pubblicazione. Il Miur si impegna a fornire indicazioni per l’attuazione delle attività previste dal protocollo d’intesa e a pubblicare le Linee guida in materia di edilizia scolastica innovativa.
“La divisione degli spazi in aule e corridoi appare oggi superata, mentre nel futuro si parlerà sempre più di scuole tecnologiche e aperte al territorio, ovvero ‘civic center’ capaci di diventare poli di aggregazione delle comunità locali” ha spiegato Profumo.
E il Maxxi è sembrato un partner ideale perché – come ha spiegato Giovanna Melandri – “non è solo un museo, ma una grande operazione culturale, un’istituzione che offre servizi specialistici, in questo caso rivolti alla qualità architettonica”.
L’accordo siglato – ha aggiunto Margherita Guccione, direttore MAXXI Architettura – “rafforza ulteriormente l’interesse del MAXXI a sviluppare programmi sperimentali e progetti di ricerca che promuovano il valore della qualità, del progetto e dell’architettura”.