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Lo sfogo di due insegnanti, il paradosso dei TFA e il “concorso della vergogna”

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Sempre più spesso la gente nei titoloni dei quotidiani o in qualche servizio dei telegiornali vede docenti di ogni ordine e grado che protestano e si lamentano, ma senza capire esattamente il perché. Questo malcontento va avanti da  tanto, troppo tempo: segno che all’origine di tutto vi è un malessere radicato che ha origine in un sistema che proprio non funziona. Molti sanno e pochi dicono quanto i docenti possano essere decisivi nel processo educativo e di crescita dei giovani; il loro compito non si limita semplicemente a trasmettere informazioni quanto nell’aiutarli a sviluppare al meglio le proprie capacità migliorando contestualmente le loro competenze. Formare gli adulti di domani implica una grande responsabilità. Per esercitare al meglio questo ruolo serve una serenità di fondo dell’ambiente lavorativo che i docenti ormai non hanno più. Frustrazione, rabbia, insoddisfazione, scoramento sempre più spesso attanagliano l’animo dei docenti e non certo per colpa loro. Io e mia moglie siamo tra questi.

Siamo una coppia di docenti precari, professione che svolgiamo da tanti anni col massimo dell’impegno e della dedizione nella speranza di essere finalmente stabilizzati. Tanti treni ci sono passati davanti in questi anni ma non ne abbiamo mai preso uno perché l’insegnamento per noi è sempre stata non soltanto una passione ma una vera e propria vocazione, tant’è che spesso ci ritroviamo anche nel nostro privato a discutere delle situazioni che ci capitano a scuola per confrontarci e crescere insieme. Il non riuscire a entrare in ruolo ci sembra sempre più difficile, probabilmente perché non c’è la volontà autentica di stabilizzarci e oramai siamo tantissimi in questa condizione.

Tutti sono concordi nel ritenere che il TFA (Tirocinio Formativo Abilitante) fosse tra i metodi di reclutamento il più fallimentare: tasse assurde (migliaia di euro!!) pretese a insegnanti precari che già spendono cifre esorbitanti in benzina per raggiungere quotidianamente scuole che nella maggior parte dei casi hanno a decine di chilometri da casa; centinaia di ore di lavoro non pagate e inutili (spesso il tirocinante è costretto a fare “la bella statuina” in classe anziché intervenire attivamente nello svolgimento della lezione) e per finire l’impossibilità per il docente tirocinante di poter accettare contemporaneamente altre ore per potersi sostentare. Concettualmente poi il TFA è davvero mortificante per docenti che insegnano da 10, 15 o addirittura 20 anni: questi, per il M.I.U.R. sono idonei a entrare in classe, insegnare in istituti anche prestigiosi con la responsabilità di portare i ragazzi alla maturità (svolgendo allo stesso tempo ruoli di coordinatori, animatori digitali, segretari del consiglio di classe e chi più ne ha, più ne metta), ma allo stesso tempo (incredibile ma vero) non sono idonei per essere insegnanti di ruolo. Triste paradosso. Inoltre le lezioni di questi TFA svolte in ambito universitario sono lontanissime da ciò che serve per preparare un docente ad affrontare il suo lavoro. Affidare la formazione alle Università pensiamo che sia uno degli errori più clamorosi su cui sta insistendo il M.I.U.R. da tanti anni. La formazione dovrebbe essere fatta dalla scuola stessa, reclutando tutor tra docenti esperti. Le lezioni teoriche e lontane dalla realtà di questi corsi universitari sono una perdita di tempo e il docente che aspira al ruolo le frequenta solo perché obbligato.

Finalmente nel 2020 si sblocca questa situazione di stallo nelle assunzioni che ci teneva ingabbiati fin dal 2014 (non abbiamo partecipato ai concorsi del 2016). Il ministro Azzolina propone tre procedure concorsuali che rappresentano una grande speranza non solo per noi due ma per tutto il mondo degli insegnanti precari.

Il ministro Azzolina ha momentaneamente superato questo scempio proponendo nell’ordine:

  1. una procedura straordinaria abilitante col Decreto Dipartimentale n. 497 del 21 aprile 2020 per poter consentire ai docenti di essere inseriti in prima fascia in attesa del ruolo;
  2. un concorso straordinario col Decreto Dipartimentale n.510 del 23 aprile 2020 per inserire i docenti con almeno 3 anni di servizio;
  3. un concorso ordinario col Decreto Dipartimentale n. 499 del 21 aprile 2020 dedicato a tutti i laureati possessori di 24 CFU (crediti in discipline antropologiche, pedagogiche, ecc…).

Per tutta la grande comunità di docenti precari il concorso straordinario (D.D. 510) del 2020 doveva essere la grande occasione per ottenere la tanto agognata cattedra e invece… innanzitutto è stato avviato in piena seconda ondata di Covid 19  con delle modalità terribili: molte persone sono state spedite dall’altra parte d’Italia (qualcuno addirittura prendendo 2 aerei) in un periodo in cui i contagi stavano risalendo notevolmente. Non finisce qui: la prova, fatta tramite pc, consisteva nel rispondere a 5 quesiti lunghissimi che avrebbero richiesto almeno un’ora l’uno più una serie di 5 domande di inglese il tutto in poco più di 100 minuti. Clamorosamente ci hanno impedito di utilizzare gli accenti in lingua spagnola e credo sia stato un autogol visto che sarebbe stato importante stabilire chi di noi sapeva usarli correttamente e chi no. Nessuno dei quesiti riguardava gli argomenti dei programmi ufficiali ma si chiedeva la preparazione di unità didattiche della durata di mezz’ora (!!). Un’unità didattica può durare una due o anche tre settimane… in mezz’ora si sviluppa a malapena una lezione… Le valutazioni poi sono state severissime e quindi questo concorso non sembrava pensato per assumere i precari storici, piuttosto un segnale per dire loro di cambiare lavoro.

Archiviata questa possibilità aspettiamo ben due anni la procedura ordinaria (D.D. n. 499 del 21 aprile 2020) ed ecco una nuova amarissima sorpresa: il M.I.U.R sconvolge il bando pubblicato due anni prima, cambiando le carte in tavole e tutte le modalità di svolgimento della prova senza riaprire i termini per le iscrizioni!

Essendo aperto a tutti i laureati con 24 CFU un concorso con 4 prove più valutazione dei titoli avrebbe senz’altro premiato il merito e l’esperienza dei docenti che da anni vagano da una scuola all’altra garantendo il servizio ma ecco il colpo di mano: prova a risposta multipla e orale. Una VERGOGNA! La prova a risposta multipla che nella procedura originariamente prevista era solo la prima di quattro aumenta tantissimo l’aleatorietà nel risultato e la componente legata alla fortuna. Questo è profondamente ingiusto perché ci sono tantissimi professionisti, ricercatori falliti, o semplicemente persone che vogliono cambiare improvvisamente lavoro che con un colpo di fortuna si potrebbero ritrovare a occupare cattedre senza essere minimamente capaci di insegnare. Ho avuto nei miei consigli di classe colleghi che svolgevano un altro lavoro e insegnavano “per arrotondare” e non solo si dimenticavano di inserire le valutazioni ma addirittura di presentarsi agli scrutini. Immaginate le loro lezioni… Ecco la gente a cui questo tipo di concorso rischia di consegnare una cattedra.

Cambiando le carte in tavola in questo modo sarebbe stato opportuno ridare la possibilità di cambiare quantomeno classe di concorso, e invece niente. Assurdo.

Arrivano le prove: un disastro. Inglese difficilissimo con dei descrittori da sapere praticamente a memoria e prove piene zeppe di errori: chiedere le prime righe di un libro e presentare una frase del secondo capitolo dell’ottavo libro può bastare? In inglese per le medie tra l’altro non dovevano esserci i testi letterari (eliminati dal programma) e puntualmente sono stati inseriti. Mia moglie in Tecnologia per le medie ha trovato ben 4 domande sbagliate: in una si sosteneva persino che il poliestere sia una resina termoplastica! Senza contare le varie domande con due o tre risposte possibili.

Ma come si può andare a verificare la preparazione dei docenti con dei quiz pieni di errori e che in realtà sono idonei per una gara di ignoranza più che di conoscenza? Si vede chiaramente che sono pescati a caso da batterie di quiz di altre prove ma io, Ministero dell’Istruzione, andrei a verificarli a una commissione di esperti uno per uno prima di sottoporli a un concorso. Tra l’altro all’ondata di proteste per gli strafalcioni di queste domande che hanno lasciato fuori immeritatamente migliaia docenti validissimi e magari hanno mandato all’orale persone che non sanno nemmeno cosa sia una programmazione per competenze, il M.I.U.R. ha risposto con un muro di silenzio. Invece di riconoscere e invalidare le domande errate, ci obbliga anche a spendere per i ricorsi al TAR. All’estero un concorso del genere così pieno di errori, scorrettezze e che ha violato il rispettivo bando sarebbe stato bloccato e ci sarebbe stata una vera rivoluzione. Qui purtroppo sembra tutto normale e nessuno ci fa caso. Ci si è quasi abituati a un Ministero che anziché reclutare basandosi sul merito, si accontenta di pescare neolaureati a caso che hanno avuto la fortuna di azzeccare due quiz (magari mal posti o ambigui) in più riuscendo a soffiare la cattedra a docenti che da anni svolgono il loro lavoro con passione e competenza. Tutto questo dà il voltastomaco e chiunque abbia a che fare con questo scempio dovrebbe vergognarsi e dare spiegazioni su questa situazione.

Altra cosa che non mi spiego è il perché in alcune classi di concorso con pochi posti a disposizione la prova fosse facilissima: in spagnolo e in tedesco il livello delle domande era di seconda superiore ed è passato persino chi non aveva toccato libro. Perché solo inglese è stato reso difficilissimo nonostante ci fossero più posti disponibili?

Infine: sono due anni che la procedura abilitante (D.D. 497) risulta bloccata e nonostante ci abbiano già fatto pagare la tassa di iscrizione, nessuno ne ha notizia. Per sapere che fine ha fatto questa prova dobbiamo forse rivolgerci a “Chi l’ha visto”? Anche arrivare alla prima fascia potrebbe essere importante per molti docenti precari, quindi perché infilare un nuovo concorso straordinario se c’è ancora questa prova da svolgere?

Ora si parla di una nuova forma di reclutamento per gli insegnanti in cui ancora una volta si cerca di riempire per benino le casse delle università con crediti formativi, inutili corsi di formazione e costringendo gli insegnanti a fare il part time per un anno alleggerendo le loro tasche. Di male in peggio: non è giusto pagare per poter lavorare. Le tasse del TFA sono altissime e molti l’hanno trovato perfettamente inutile. Si parla già di nuovo concorso straordinario (che udite udite non è abilitante!) e la procedura abilitante (D.D. 497) ANCORA NON SI SA CHE FINE ABBIA FATTO. Tra l’altro chiedere a chi partecipa di avere fatto un anno sulla materia per cui si concorre negli ultimi 5 anni è un ulteriore mazzata verso tutti i precari.

Perché tutte queste ingiustizie? Perché un Ministero così importante gestisce il reclutamento in un modo così infausto? Perché premiare fortuna e ignoranza anziché merito e competenza? Queste sono le domande che noi docenti precari ci poniamo insieme a un quesito più inquietante che ci viene da dentro: vale la pena continuare a combattere per fare un lavoro che amiamo se il “sistema scuola” premia solo la mediocrità? Forse no…

Leonida e Matilde Tucci