
Il 13 aprile si è celebrata l’International Kissing Day, una delle giornate mondiali dedicate al bacio. La ricorrenza è stata istituita nel 1990 in Gran Bretagna, per ricordare uno dei baci più lunghi della storia: quello di una coppia thailandese durato 46 ore, 24 minuti e 9 secondi.
Se i contatti virtuali, nonostante la fine della pandemia, continuano a rallentare le frequentazioni sentimentali reali, cosa può comunicare “il bacio”? Nella sua semplicità, spesso rendiamo questo gesto quasi banale, ma sia a livello interculturale, sia all’interno della cultura occidentale, riveste una molteplicità di significati, specie negli anni dell’adolescenza: consente con tenerezza di vincere resistenze psicologiche e di sentire e scoprire sé stessi e l’altro attraverso odori, sapori e fisicità. Consente di vivere il mondo dell’affettività in una maniera sana, facendo scintillare il cuore come un fuoco d’artificio di emozioni. Emozionarsi! Forse è proprio questo uno dei problemi su cui dovremmo riflettere: l’incapacità di molti di “sentire le farfalle nello stomaco”, di scoprirsi e di scoprire l’altro/a.
Nel bacio non c’è nulla di futile, né dal punto di vista meccanico, né dal punto di vista sociologico/psicologico. Sono coinvolti ben 34 muscoli facciali. Ed esiste una scienza che studia la funzione e tutti gli aspetti del bacio: si tratta della filematologia. Tra i più celebri filematologi merita di essere annoverato Darwin, che definì il bacio come “il risultato del desiderio innato di essere riconosciuti e di stabilire relazioni, un modo per ricevere piacere dal contatto con una persona amata”.
E allora perché gridare talora addirittura al tabù? Anch’io sono mamma di un figlio adolescente, che si sta aprendo e relazionando all’altro sesso in una maniera differente da quando era un bambino; e sono anche un medico che conosce i possibili “rischi” legati alla trasmissione che un bacio sulle labbra può comportare (per dirne uno, la Mononucleosi infettiva, che appunto è nota come “malattia del bacio”). Ma se è vero che un bacio possa portare qualche malanno, è anche vero che ha tanti effetti positivi sul piano della salute, in senso olistico: ad esempio, rafforza il sistema immunitario. E allora mi sono chiesta, e vi chiedo umilmente di chiedervi: vale la pena tenere i nostri ragazzi chiusi in gabbie dorate, nella loro “comfort zone”, per proteggerli? Ma da cosa? Dalla vita a cui si affacciano, dalla vita, quella vera?
Ci sono migliaia di forme di baci, dimenticati per l’eccessiva attenzione rivolta ai social network. C’è il bacio sulla fronte e quello sulla guancia, c’è il bacio sul collo e quello di due labbra che appena timidamente si sfiorano, e magari c’è il bacio sulla bocca, il più passionale (forse) ma di certo non il migliore. Perché un bacio resta pur sempre un bacio, in qualunque sua modalità e durata; non un mero atto meccanico, ma un qualcosa di sociale, che incide fortemente e in maniera positiva sulla qualità delle relazioni sul piano affettivo. Erri De Luca magistralmente ha asserito: “I baci non sono anticipo d’altre tenerezze, sono il punto più alto.”
Il bacio, soprattutto il primo, quello che possono scambiarsi due adolescenti, più o meno impacciati e inesperti, di sicuro non si scorda mai, creando un ricordo conscio o inconscio che rimane nel tempo e che non può che avere una connotazione positiva nell’ambito della propria crescita. E questo di certo vale per tutti, vale per chi sfortunatamente non ha conosciuto i teneri baci della mamma, o li ha dovuti elemosinare, e per chi fortunatamente ne ha ricevuti a iosa, crescendo più forte e più felice.
I ragazzi e gli adolescenti di oggi non potranno più essere quelli de “Il tempo delle mele”, ma ad onta di ciò possono ancora essere dei sognatori che aspettano e anelano le prime esperienze “umane” lontani dai genitori: le amicizie più o meno intime, i primi amori… ossia il preludio di relazioni che non siano tossiche e che culminino in assurdi femminicidi, come ancora sfortunatamente accade, ma in rapporti sani basati sulla gentilezza, l’intimità, la passione, la timidezza e la complicità, consapevoli che un amore è un qualcosa di binario che può nascere oppure no, che può finire o durare in eterno.
Questo gesto romantico e universale offre l’opportunità di riconoscere e apprezzare le relazioni personali basate sulla reciprocità, una reciprocità che si esprime senza l’uso delle parole, e magari anche per questo ancor più incisiva a livello comunicativo.
Il nostro compito, il compito di noi adulti, dovrebbe essere quello di promuovere sentimenti puliti tra i nostri figli e i nostri studenti, e allora noi tutti, genitori e insegnanti, famiglia e scuola, potremmo approfittare di questa giornata augurando baci a volontà, diffondendo la cultura del rispetto baciando tutti coloro che ci sono cari: amici, familiari, animali domestici. L’esempio che diventa importante parimenti alla regola!
Questa giornata è un’occasione speciale, della quale vale la pena approfittare per celebrare il potere del gesto del bacio, da rinnovare e non far esaurire in sole 24 ore, nell’ottica della creazione di un mondo più dolce, romantico, tollerante, meno violento, aggressivo e arrogante. Di qualunque bacio si tratti, un bacio resta pur sempre un bacio, ossia un atto alchimico capace di creare connessioni significative.
Ergo: felice Giornata mondiale del bacio a tutti.
Luciana Pagano