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Maltrattamenti a scuola, maestra assolta. Lo sfogo: “Tradita dai genitori, sui social violenza inaudita. Rimproveri? Necessari”

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Incubo finito per un’educatrice dell’infanzia di Rivoli, in Piemonte. Patrizia Toro, questo il suo nome, si è sfogata ai microfoni de Il Corriere della Sera, ribadendo di essere innocente e di non capire perché, a suo avviso, sia stata incastrata da alcuni genitori. Ma andiamo con ordine.

I fatti in questione risalgono al marzo del 2019. In quell’occasione, come riporta il quotidiano, due maestre di Rivoli sono state accusate di aver aggredito, maltrattato verbalmente e schiaffeggiato dei bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni dopo la segnalazione effettuata ai Carabinieri da alcuni genitori.

Per il gup Lucia Minutella, che si è espressa ieri 25 luglio, il fatto non sussiste. La Procura aveva chiesto una condanna a un anno e 4 mesi di reclusione, senza sospensione condizionale della pena. Per il Giudice la condotta delle due educatrici non è penalmente rilevante ma fa parte delle corrette modalità di educazione.

Patrizia Toro, una delle due maestre, educatrice d’infanzia di 59 anni, dopo l’assoluzione può tornare a vivere dopo un periodo buio. Le indagini nei suoi confronti l’hanno infatti danneggiata psicologicamente e professionalmente: “Dopo la denuncia sono rimasta nella scuola fino alla chiusura dell’indagine: la dirigente, i colleghi e molti genitori mi sono stati vicini. Non mi hanno mai fatto mancare il loro supporto e per me è stato importante. Poi nel 2020, quando le accuse sono state formalizzate, ho preso un anno di aspettativa. Ho preferito farmi da parte e raccogliere le idee”, ha spiegato.

Da dove provengono le accuse?

La maestra si chiede ancora il motivo per cui è stata accusata: “Mi ha ferita il tradimento di alcuni genitori. Persone che per anni hanno accompagnato i figli a scuola mostrandosi gentili e premurose. Nonostante la denuncia, abbiamo concluso l’anno scolastico con la tradizionale cena di classe e i bambini mi hanno donato anche dei pensierini. A questo non riesco a dare una spiegazione. Così come ancora adesso – ha continuato – sono turbata dalla reazione delle persone sui social: sono stata minacciata di morte. Hanno scatenato contro di me una violenza inaudita”.

A quanto pare l’intervistata non ha mai notato un diverso atteggiamento nei suoi confronti da parte dei genitori: “Nessuno di loro si era mai lamentato o aveva mosso critiche: non ho avuto alcuna avvisaglia della tempesta che stava per travolgermi. I bambini sono sempre stati felici di venire a scuola. Il mio è un mestiere che si fa per vocazione: i bimbi richiedono tempo e fatica, ma hanno la capacità di donarti amore e affetto. I loro sorrisi e i loro abbracci valgono tutti gli sforzi”.

Le prime parole dopo l’assoluzione

“Sono stralunata e affaticata. Sto metabolizzando ciò che è accaduto e realizzando le parole del giudice. Ho sempre saputo di essere innocente. In aula non ho solo respinto le accuse, ma anche difeso trent’anni di lavoro. Adesso tiro un sospiro di sollievo e quando a settembre rientrerò in classe avrà il sapore della prima volta”, ha spiegato l’insegnante, che tra poco tornerà in classe con il cuore sicuramente più leggero.

Perché i rimproveri fanno parte dell’educazione

La Toro ha anche condiviso i suoi pensieri riguardo al modo di educare i bambini che ritiene corretto e, in particolare, alla questione rimproveri: “Il rimprovero è necessario. Pensiamo a un bambino che scappa dalla classe, è un comportamento pericoloso. Ma al rimprovero devono poi seguire le coccole e le spiegazioni perché capisca cosa ha fatto di sbagliato”.

“Ho sempre avuto fiducia nella giustizia, sapevo di non aver fatto quello che era descritto nelle denunce. Ho iniziato a 19 anni e per 11 sono stata precaria. Poi ho avuto la cattedra. Nella mia carriera non ho mai avuto alcun problema e rivendico il mio metodo educativo. Nelle scuole dell’infanzia l’insegnamento passa attraverso il gioco, ma i bambini devono anche essere educati e accompagnati nel percorso di crescita. Nel tempo, per loro diventiamo anche delle seconde mamme e il rimprovero, severo quando è necessario, fa parte del mio lavoro”, conclude l’intervistata.