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“Manovrina” di luglio: riguarda anche la scuola

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Anche la scuola dovrà fare la sua parte e contribuire al risanamento dei conti pubblici: lo ha deciso il Governo approvando il decreto legge n. 223 (il cosiddetto “Decreto Bersani” o “Manovrina bis”).
In realtà ad una prima lettura del provvedimento potrebbe sembrare che la scuola non sia toccata dai tagli, ma se si consultano con attenzione le numerose tabelle allegate si scopre che per i prossimi 3 anni direzioni regionali e istituzioni scolastiche dovranno davvero “tirare la cinghia”.
Per il 2006 non tutte le somme messe a bilancio (peraltro già ampiamente insufficienti a coprire le spese di funzionamento e le spese per il pagamento delle supplenze brevi) verranno trasferite agli uffici regionali e alle singole scuole; qualche esempio: le scuole della Lombardia subiranno un taglio di 450mila euro già quest’anno e di più di 780mila euro in ciascuno dei prossimi 3 anni; nel Lazio il taglio sarà di 550mila euro a partire da quest’anno e fino al 2009; in Campania 888mila euro in meno da subito e 670mila in meno a partire dal 2007.
E i sindacati, che finora aveva accolto con favore quasi tutte le decisioni del Ministro, questa volta non ci stanno e protestano.
“Le riduzioni – denuncia Francesco Scrima, segretario nazionale di CislScuola – vengono ad incidere su stanziamenti che già risultano del tutto inadeguati, come quelli destinati alle supplenze brevi, ai compensi e indennità per il miglioramento dell’offerta formativa, agli esami di stato, alla formazione e aggiornamento, alla realizzazione dell’autonomia scolastica, ad interventi integrativi per i disabili, al funzionamento amministrativo-didattico delle istituzioni scolastiche”.
“Come se ciò non bastasse 
– prosegue Scrima – giungono notizie allarmanti, ovviamente da verificare, di ulteriori interventi penalizzanti contenuti nel PDEF, che andrebbero ad incidere sulle reali condizioni di esigibilità del diritto allo studio”
Anche Cgil-Flc lancia l’allarme: “Con nostro sconcerto la lettura degli allegati al decreto ci ha fatto scoprire che all’interno delle unità previsionali di base del MPI sono comprese anche quelle degli uffici scolastici regionali e delle istituzioni scolastiche, mentre le scuole non statali invece non sembrerebbero toccate da queste misure”.
“Pertanto
– conclude Cgil-Flc – se non ci sarà la modifica del Decreto, che chiediamo sin da ora con forza, per le scuole si prospettano 4 anni di ulteriori gravissime restrizioni che metteranno in discussione, a questo punto, anche lo stesso funzionamento dei servizi”.
Non bisogna dimenticare, comunque, che il decreto dovrà essere convertito in legge entro i primi giorni del mese di settembre: ritocchi e modifiche sono ancora possibili, a meno che il Governo non decida di “blindare” il provvedimento chiedendo anche in questo caso il voto di fiducia, come già avvenuto per due decreti in corso di approvazione.
Va anche segnalato che nella serata del 7 luglio il Ministro Fioroni ha diramato un comunicato con il quale si chiarisce che  “le riduzioni degli stanziamenti di bilancio non hanno assolutamente interessato voci di spesa strategiche per la scuola come: supplenze brevi; compensi indennità per il miglioramento dell’offerta formativa; esami di stato; autonomia scolastica; interventi integrativi per disabili; funzionamento amministrativo-didattico delle istituzioni scolastiche”. 
Il comunicato, peraltro, non fornisce indicazioni precise sulle voci di spesa che saranno invece soggette a riduzione.