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#Maturità 2017, così ho aiutato mio nipote a copiare. Ma i docenti non sorvegliano?

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Alla maturità non si può copiare. Il Miur, nel corso degli anni, ha dato sempre regole più severe per vigilare su smartphone, tablet e calcolatrici. Anche i docenti devono stare attenti a sorvegliare. Però c’è sempre qualcuno che la fa franca, come testimonia una lettera inviata al Corriere della Sera

 

“Mercoledì mattina, ore 9 del mattino, sono appena uscita dalla doccia. Mi arriva una telefonata, è mio nipote. Mi urla quasi nelle orecchie, mi chiede di guardare WhatsApp. Apro l’app, terrorizzata, e mi ritrovo di fronte pagine e pagine fotografate di tracce con il timbro del Miur. A quel punto realizzo, confusa, che mi stava chiamando da un’aula del suo liceo classico, dove si sta svolgendo la prova di italiano, la prima prova del suo esame di maturità. E poi, più lucida e terrorizzata, capisco che mi sta chiedendo aiuto, è disperato, vuole che io gli faccia un tema”.

Non posso, non voglio, lo trovo eticamente sbagliato e poi so benissimo che lui è in grado di farlo senza alcun aiuto esterno, studia costantemente, scrive benissimo, non ha bisogno di me. Spero che gli sequestrino il telefono, che inizino le ronde, che tutto si risolva in un nulla di fatto. E invece, mentre mi vesto velocemente, il telefono continua a lampeggiare. Ha individuato la traccia giusta, provo una trattativa, gli dico che al massimo posso metterlo sulla buona strada, che gli darò qualche indicazione per iniziare. Niente, non ascolta ragioni, è in preda al panico, e non so come dal suo banchetto di maturando continui a mandarmi messaggi insistenti.

Cedo, mio malgrado. Siedo al computer, munita di I-Pad, per ingrandire la traccia e fare qualche ricerca veloce. Il tema mi appassiona, si parla di progresso e di come quello materiale non vada sempre di pari passo a quello civile. Pesco dalla memoria labile una reminescenza di Leopardi, mi chiedo se potrei citare Verga per contrasto, alla fine cito Kant e Platone come è suggerito dalla traccia. E poi inizio a parlare delle conquiste del secolo, e delle storture individuali che ci offre la cronaca. Ho l’ansia, il cuore in gola, non voglio fare quello che sto facendo e in più comincio a sentirmi anch’io una maturanda. “Allora? A che punto sei?”, scrive come se mi stesse ascoltando. Sono le 10.45 quando mi decido a fotografare le due paginette scritte al computer e a mandarle via whatsApp. Aspetto che le legga, sono spaventata, non ho riletto una sola parola e vorrei non assumermi la responsabilità di questa operazione truffaldina.

Ma lui è finalmente felice, comincia evidentemente a copiare, e si placa. Io provo a uscire, ho una giornata intensa, voglio dimenticare quell’esame di maturità forzato, a 50 anni passati. Quando mi scrive di nuovo sono le 11.30: “Grazie, va benissimo, potresti cambiarmi solo un po’ il finale?”. E’ troppo, gli dico che sono fuori, non posso. Entro in macchina, provo a calmarmi, ma continuo a chiedermi arrabbiata dove sono i professori, perché gli hanno permesso di scrivermi, di copiare, di eludere i controlli: se potessi ora li affronterei di persona per capire cosa è andato storto. Ma parte il radiogiornale, c’è Affinati che commenta le tracce, tira fuori la citazione di Leopardi….fiuuu, anche stavolta, forse, me la sono cavata”.

 

Sempre al Corriere della Sera parlano alcuni docenti impegnanti negli Esami di Stato: “Noi controlliamo che tutti consegnino all’ingresso il telefonino o qualsiasi dispositivo, come l’Apple watch, che possa permettergli di comunicare con l’esterno – precisa Chiara Fornaro, vicepreside del liceo classico D’Azeglio di Torino e commissario interno per latino – Il problema però può sorgere se qualcuno ha un secondo cellulare. Anche se copiare un compito di italiano è complicato, e poi noi ci schieriamo: ci sono sempre due professori davanti, due dietro, e qualcuno che gira tra i banchi. E’ impossibile tirare fuori un cellulare senza che nessuno se ne accorga”.

 

Furbizia, sveltezza, caparbietà, possono eludere qualsiasi strategia di controllo.

 

“Qualcosa sfugge sempre – ammette Federica Valentuni, commissaria esterna per fisica al liceo scientifico Peano di Monterotondo. Su 46 alunni, noi eravamo 5-6, basta che ti avvicini a qualcuno che ti chiede un chiarimento e uno studente alle tue spalle può passare un foglio o copiare. Purtroppo per loro è una prassi: lo fanno quasi tutto l’anno, in quasi tutti i compiti, sono allenatissimi”

 

2017 06 26 09 23 45 Corriere della Sera

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