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Maturità 2025, non solo 100 e lode: ecco quanto conta il punteggio finale per trovare lavoro

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C’è chi ha puntato al “cento” sin dall’inizio dell’anno scolastico, e ha lottato fino all’ultimo per ricevere l’ambita lode. C’è chi ha cercato di ottenere il miglior risultato possibile, pur sapendo di essere lontano dal podio. E c’è anche chi, semplicemente, ha cercato di sfangarla, considerando l’esame di Stato poco più che un passaggio obbligato. Mentre la Maturità 2025 è ancora in corso, sono in tanti a chiedersi quanto conti davvero il voto finale.
Per chi ottiene la lode, com’è noto, sono previsti incentivi di vario tipo. Ma anche per chi non centra l’obiettivo, avere un voto alto conviene. A dirlo è il XXVI Rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, che offre anche dei dati sul valore dei diplomi. Il voto finale “incide positivamente sulla probabilità di essere occupato“, nella misura di “più 0,4% per ogni unità di voto in più”. Per fare un esempio, chi passa con 90 avrebbe il 12% di possibilità in più di trovare un lavoro rispetto a chi si ferma a 60. Non è tutto. Per Almalaurea, il voto di maturità incide positivamente anche sulla paga, “tanto che per ogni unità di voto in più il vantaggio è di circa un euro“.

La mappa delle lodi sul territorio italiano

Ma come sono distribuiti i voti della maturità sul territorio italiano? In attesa di conoscere gli esiti della maturità 2025, fanno testo quelli dello scorso anno scolastico (2023/24), diffusi dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. A livello nazionale, si legge nel documento, sono stati 12.700 i diplomati con lode, il 2,3% del totale dei maturandi. Il record spetta alla Campania, con 2.623 studenti che hanno ottenuto l’agognato 100 e lode. Sul secondo gradino del podio c’è la Sicilia, con 1.810 studenti, e al terzo la Puglia, con 1.720. Al quarto posto – ben distanziato – troviamo il Lazio, con 1.092 studenti che hanno ottenuto la lode, seguito da Calabria (913), Lombardia (775), Emilia-Romagna (583), Veneto (475), Piemonte (471), Toscana (447) e Marche (405). Sotto quota trecento vi sono Abruzzo (289 studenti con lode), Umbria (270), Sardegna (226), Liguria (192), Friuli-Venezia Giulia e Basilicata (134 ciascuna). Sotto quota cento – anche per ragioni meramente demografiche – Molise (77 studenti con lode) Trentino-Alto Adige (62, considerando le scuole delle provincia autonome di Trento e Bolzano) e Valle d’Aosta (due).

I punteggi per regione e per tipo di istituto

In termini percentuali, si legge ancora nel rapporto del Ministero, la regione con il maggior numero di diplomati con lode rispetto al totale dei maturandi è stata la Calabria, che ha sfiorato il 5,5%. Sul capo opposto c’è la Lombardia, dove la quota di studenti che hanno ottenuto “soltanto” il 60 è di poco inferiore al 7%. A livello nazionale, solo il 5% degli studenti si è fermato al minimo sindacale. La maggior parte (29,4%) ha ricevuto un punteggio compreso tra 71 e 80. Una quota appena più bassa (26,9%), ha ottenuto tra 61 e 70. Le percentuali scendono man mano che si alza il punteggio. Il 17,7% degli studenti infatti ha ricevuto tra 81 e 90, l’11,2 tra 91 e 99. Il 7,2%, infine, ha ottenuto il cento ma non la lode. Per quanto riguarda il tipo di istituto, sono stati i licei a vantare il maggior numero di studenti con lode (3,9%), mentre la quota più alta di 60 è stata registrata nei professionali (7,3%).

La laurea continua a battere il diploma di maturità

Numeri che, secondo Almalaurea, non sono semplici formalità, ma possono incidere in modo determinante sulla probabilità di trovare lavoro e sulla futura retribuzione. Il titolo di studio determinante in tal senso, chiariscono i tecnici del consorzio, resta comunque la laurea. “Nel 2023, tra i 15-74enni, il tasso di disoccupazione è del 3,8% per i laureati, mentre risulta quasi raddoppiato per i diplomati (7,4%) e addirittura quasi triplicato per chi è in possesso di un titolo di licenza media (11,4%)”.
A livello retributivo, inoltre, “posta pari a 100 la retribuzione di un diplomato italiano di scuola secondaria di secondo grado, in media un laureato percepisce 138, mentre un adulto in possesso di un titolo inferiore al diploma ‘solo’ 79,6″. I laureati, insomma, “possono contare su maggiori chance occupazionali rispetto ai diplomati di scuola secondaria di secondo grado e a quanti terminano la propria formazione acquisendo solo un titolo di scuola dell’obbligo“. Anche ottenere un buon voto alla Maturità, tuttavia, fornisce vantaggi da non trascurare.