Meglio investire nella ricerca che in armi: quanto ci costa andare nello spazio?

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Il 10 giugno 1940 l’Italia dichiarava guerra alla Francia e all’Inghilterra. Un triste anniversario per riflettere su come investire energie e risorse per il nostro futuro.

Dovrebbe essere chiaro a tutti che è molto meglio investire nella ricerca scientifica piuttosto che in armi e strumenti di offesa, certo è che sempre più spesso si leggono, in rete e non solo, commenti indignati di persone che si lamentano dei troppi soldi spesi per ricerche “inutili”, come ad esempio, uno dei dei campi più bersagliati, le missioni spaziali, o la “conquista” di Marte. Soldi buttati via che potremmo spendere meglio per altro.

Ora, a parte il fatto che se vi state lamentando del costo delle missioni spaziali su qualche social, lo potete fare proprio grazie ai satelliti e quindi alle missioni spaziali, che dunque non sono inutili, ma hanno ritorni tecnologici fondamentali per la vita di tutti i giorni; siamo davvero sicuri che la scienza costi così tanto?

Per far luce sulla questione qualche anno fa fu pubblicato un brillante articolo su una rivista americana che oggi potete liberamente consultare in rete dal titolo “How Big is Science” che cerca di far luce sulla questione con un semplice grafico stampato su due pagine. Una veste grafica che rende evidente a colpo d’occhio ciò che cerco di raccontarvi a voce.

Fino al 2015, la tanto bistrattata Stazione spaziale internazionale era costata complessivamente al genere umano ben 140 miliardi di dollari. Vi sembrano tanti? Sono comunque meno dei 174 miliardi di dollari spesi in un solo anno e solo negli Stati Uniti per alcolici e sono molti meno rispetto ai 391 miliardi spesi solo fino al 2015 ma destinati a crescere ancora, per sviluppare i famigerati aerei da combattimento F-35.

Se invece guardiamo ad esempio alle neuroscienze, l’ambizioso progetto europeo Human Brain Project che permetterà di aumentare notevolmente le nostre conoscenze sul funzionamento del cervello e della mente umana con innumerevoli ricadute cliniche e tecnologiche dovrebbe costare complessivamente poco più di 1,63 miliardi dollari, dunque un costo molto contenuto rispetto a quello ad esempio di un’unica portaerei americana di classe Nimitz che attualmente ha un costo di circa 4,5 miliardi di dollari.

Lo Human Genome Project, il progetto internazionale che ha permesso di mappare in 13 anni il genoma umano, è costato 4,7 miliardi di dollari. Il Large Hadron Collider, il più potente acceleratore di particelle mai costruito, che ha consentito scoperte e pregressi senza precedenti, è costato alla popolazione mondiale circa 5,3 miliardi di dollari. Per paragonarli a una spesa militare basti pensare che insieme sono costati come tre sottomarini nucleari di classe Virginia (che dovrebbero diventare circa un trentina nei prossimi anni).

Per dirla in altre parole, la costruzione, l’acquisto e il funzionamento dei soli caccia di quinta generazione F35 costerà a ogni cittadino americano circa 4500 dollari, mentre la Stazione spaziale internazionale poco più di 100 dollari.

Se dunque non fosse abbastanza chiaro è bene ripeterlo: la guerra o meglio le armi sono un costo enorme per la nostra società; uno strumento che arricchisce pochissimi e che per il resto crea danni, morte e dolore. La scienza è un investimento, molto meno costoso di altri, i cui ricavi, non soltanto economici, sono ridistribuiti a tutti, con particolare riguardo per le nuove generazioni. Ci basti ricordare infatti che oggi viviamo in un mondo che per molti aspetti supera la più lontana e ambiziosa utopia rinascimentale.

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