
Non capita spesso che un saggio pedagogico venga ripubblicato a distanza di 70 anni, ma questo è un caso del tutto particolare, perché si parla della più importante pedagogista italiana del ‘900, letta e “spiegata” da uno studioso, Francesco De Bartolomeis, che è stato per tre quarti di secolo (è morto nel 2023, a 105 anni compiuti) un saldo punto di riferimento nel panorama scolastico italiano.
Adesso due docenti della università Lumsa di Palermo, Vincenzo Schirripa e Maura Tripi, hanno deciso di ripubblicare il libro che nel 1953 Francesco De Bartolomeis aveva dedicato a Maria Montessori.
La ripubblicazione del vecchio saggio del 1953 arriva in un momento molto particolare perché la legge 150 dell’ottobre 2024 prevede la possibilità che a partire dall’anno scolastico 2025/26 anche nella scuola secondaria di primo grado possano essere avviate classi funzionanti secondo il metodo Montessori, in via ordinamentale e non solo sotto formazione di sperimentazione come avvenuto finora.
Il lavoro del ’53 faceva parte della prestigiosa collana Educatori Antichi e Moderni della casa editrice Nuova Italia ed era un’analisi critica del metodo Montessori.
La nuova edizione, disponibile on line in formato open access, è arricchita da un’accurata introduzione ed è un’opportunità unica per riflettere sull’evoluzione della pedagogia scientifica e sul contributo che Maria Montessori ha dato all’educazione.
La ripubblicazione non solo serve a fare luce sulla sua importanza storica, ma anche ad affrontare una questione fondamentale: la scientificità del metodo Montessori sulla quale proprio De Bartolomeis nutriva più di un dubbio poiché, a suo parere, l’approccio scientifico sarebbe stato più un principio enunciato che una pratica concreta.
Anche se il pedagogista, salernitano, formatosi nell’immediato dopoguerra alla “scuola fiorentina” di Ernesto Codignola, riconosceva la grandezza di Montessori nel difendere i diritti del bambino e nel promuovere un’educazione emancipatrice.
Nel corso dei decenni, il metodo Montessori ha avuto un successo straordinario, arrivando a essere parte integrante del sistema educativo in Italia e in molte altre parti del mondo.
Questo successo, tuttavia, non implica che tutte le questioni sollevate da De Bartolomeis siano state risolte.
Ecco perché ridiscutere oggi della solidità dell’impianto pedagogico e scientifico del metodo non può che essere utile per tutti e soprattutto per le migliaia di docenti italiani che lo praticano non solo nelle scuole dell’infanzia ma anche nelle primarie e nelle secondarie di primo grado.