
Un rimprovero troppo duro ha rotto, dopo cinque anni sereni, il rapporto tra una famiglia e una scuola primaria paritaria in provincia di Treviso. Tutto nasce da un errore grammaticale in una verifica: la maestra scrive sul quaderno dell’alunno una nota severa – “puoi anche stare a casa” – che ha indignato i genitori. Ma non è tutto. Il bambino sarebbe stato costretto a restare in piedi in corridoio, saltando la ricreazione, e minacciato di essere escluso dalla recita di fine anno in caso di nuovi errori. “Un approccio educativo che appartiene al passato e che oggi genera ansia e disagio”, hanno scritto i genitori, denunciando punizioni non solo sproporzionate, ma anche lesive del benessere psicologico del figlio.
Chi deve vigilare sul comportamento degli insegnanti?
La famiglia si è rivolta subito alla scuola, che ha ricevuto i genitori il giorno successivo all’accaduto, lo scorso 12 maggio. Il dirigente scolastico ammette l’errore: “È stata una caduta di stile, la collega si è lasciata andare a un’esternazione inappropriata e si è detta dispiaciuta. Ma è una docente che lavora con noi da vent’anni e che conosce quella classe da cinque: abbiamo fiducia in lei”. Per settimane la scuola ha cercato il dialogo con la famiglia, convinta che il problema fosse rientrato. Il bambino ha concluso l’anno regolarmente, ma i genitori hanno già deciso: alle medie, il figlio cambierà istituto. “Pensavamo fosse tutto risolto, ma evidentemente non è così”, ammette ora il dirigente.
Quali comportamenti sono inaccettabili in ambito educativo?
Come riporta Il Corriere, il caso, secondo i genitori, non può essere ridotto a un episodio isolato. “Non sappiamo se sia frutto di un momento di stress personale o di una cultura scolastica più diffusa – scrivono – ma riteniamo necessario riflettere sul ruolo che la scuola deve avere oggi. È tempo di ripensare l’educazione con consapevolezza e rispetto”. Una riflessione che la scuola non ha accolto positivamente, ritenendola una critica pubblica non proporzionata all’impegno dimostrato negli anni. “Abbiamo sempre dato priorità al dialogo e all’ascolto – conclude la dirigenza – e ci è dispiaciuto che tutto questo si sia trasformato in uno scontro”.