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Mobilità 2022 e assegnazioni provvisorie. Che fine fanno i docenti assunti da Gps prima fascia?

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Nell’appuntamento di Tecnica risponde Live di venerdì 17 giugno, nel comunicare ai lettori della nostra testata le novità sulle utilizzazioni e sulle assegnazioni provvisorie, confermate da una recente nota del ministero dell’Istruzione (a seguito di un proficuo incontro con i sindacati), gli esperti di normativa scolastica, Lucio Ficara e Attilio Varengo (della segreteria nazionale di Cisl scuola), hanno spiegato quali prossime mosse del MI potrebbero attendere gli assunti da prima fascia Gps, che – lo ricordiamo – hanno firmato un contratto a tempo determinato con le relative scuole, in quanto il processo di immissione in ruolo non è ancora ultimato.

“Le assegnazioni provvisorie sono garantite al 90% per tutti i docenti vincolati – esordisce Lucio Ficara -. Fanno eccezione gli assunti da prima fascia Gps perché non ancora entrati in ruolo, ma semplici beneficiari di un contratto a tempo determinato”.
“Tuttavia – aggiunge – io so che al tavolo dell’incontro la richiesta del sindacato è stata molto forte nel chiedere uno sforzo ulteriore da parte del Ministero per equiparare la situazione di questi docenti con quella dei docenti Fit del decreto dirigenziale 85/2018 che prima dell’assunzione in ruolo avevano sottoscritto un contratto a tempo determinato. A loro (che presto sarebbero passati a tempo indeterminato) era stato consentito di fare domanda di assegnazione provvisoria. Ecco – conclude il professore Ficara – non si esclude che anche i docenti assunti da Gps possano ottenere questa deroga”.

Ulteriori precisazioni arrivano da Attilio Varengo: “Abbiamo chiesto al MI di andare verso un’intesa che andasse ad attualizzare gli istituti sulla mobilità. Riteniamo che, per analogia, sugli assunti da Gps (ex articolo 59) possa essere fatto lo stesso ragionamento relativo al DDG 85/2018 (assunti da Fit), con qualche piccola differenza. Coloro che sono stati assunti da Fit avevano da concludere l’anno di prova. I colleghi ex articolo 59 hanno sì ancora da concludere l’anno di formazione e prova ma ancora hanno da sostenere la prova disciplinare. E qui va aggiunto, peraltro, che la Cisl scuola da tempo è impegnata a convincere la politica ad abolire questa prova, che è un inutile passaggio che va solo ad allungare la procedura”.

“Insomma, il MI si è riservato una pausa di riflessione. Noi abbiamo proposto la soluzione della presentazione della domanda cartacea, dato che ad oggi questi colleghi non hanno ancora il codice che li identifica come personale di ruolo”.

E torna sulla prova disciplinare che concluderà il percorso dell’immissione in ruolo: “Una prova rocambolesca – lamenta Attilio Varengo – sia nei termini che nei tempi e nelle modalità. Pensiamo al fatto che la prova debba svolgersi a luglio, magari con aggregazioni territoriali anche scomode. Noi abbiamo chiesto ad esempio l’eliminazione delle aggregazioni interregionali. Ci rendiamo conto cosa può significare per un docente della Sardegna andare in Puglia ad affrontare la prova, anche solo dal punto di vista logistico?”

“Ecco – conclude – vogliamo fare in modo che l’inizio dell’anno scolastico avvenga nel modo più sereno possibile, senza il ricorso agli avvocati, solo così otteniamo un servizio scolastico di eccellenza”.

La protesta

Tra questi docenti c’è già aria di mobilitazione. “Stanchi per l’ennesima assurda esclusione anche dalle Assegnazioni Provvisorie noi DOCENTI VINCOLATI – assunti da GPS, annunciamo che il 23 giugno dalle 10:00 alle 17:00 saremo davanti agli uffici del Ministero dell’Istruzione in Via del Trastevere a Roma per manifestare tutto il nostro dissenso”. Così un gruppo di docenti vincolati. “La proposta del Ministero del 16 giugno che prevede la proroga del contratto di mobilità del triennio 2019/2022, ci lascia completamente fuori – aggiungono -. Come se non esistessimo. Come se 12.000 lavoratori con le loro famiglie non avessero più nessuna importanza, perdendo addirittura le poche deroghe che ci spettavano nel precedente contratto. Abbiamo raggiunto il limite e per questo non ci resta altra strada che quella di scendere in piazza”.