Home I lettori ci scrivono Neo-dirigenti scolastici, speranza di un ritorno ad Itaca

Neo-dirigenti scolastici, speranza di un ritorno ad Itaca

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Ogni epoca, ogni categoria, ogni uomo ha avuto ed ha la sua Troia e, a seguire, la sua immancabile Odissea.

Di tante storie, questa è una, quella dei neo DS immessi in ruolo nell’anno scolastico 2019/202

Per loro e per il MI, ormai coinvolto in ricorsi che non si contano più, il pomo della discordia, è stato lanciato sulla mensa dal decreto direttoriale del 23 novembre 2017 “Corso-concorso nazionale, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento di dirigenti scolastici presso le istituzioni scolastiche”.

Ruolo da dirigente scolastico assai conteso, pomo assegnato in modo rocambolesco ed eroi sottoposti ad ogni tipo di prova, ostacolo, imprevisto: chiacchierate prove preselettive, prove scritte svoltesi in date diverse, (ci si sono messi anche nubifragi straordinari: ricorderete il caso della Sardegna; Zeus non ha voluto rinunciare ad una comparsata?), metamorfosi in corso d’opera delle modalità di reclutamento (da corso-concorso a concorso per titoli ed esami), ammissioni con riserva di alcuni candidati sia alla prova scritta, sia alla prova orale, lievitazione del numero dei vincitori, idonei che diventano vincitori, depennati ai quali il TAR riconosce il diritto al rientro in graduatoria Non mancano i colpi di scena: quando gli eroi sono al riposo dopo la battaglia, ecco l’annullamento di tutta la prova concorsuale da parte del TAR Lazio (ancora sub iudice: si attende il parere del Consiglio di Stato), candidati ammessi con riserva nella graduatoria finale (gli asteriscati, per gli addetti ai lavori) che hanno occupato sedi sottratte ai legittimi vincitori, rivalutazione di titoli con promessa di controlli che chissà se sono mai stati fatti…..arriva l’estate inoltrata, mentre dall’alto delle porte Scee si sembra osservare con torpore supponente la sorte dei futuri ds ed ecco con un colpo finale di coda alle regioni viene assegnato di fare ciò che in un concorso nazionale sarebbe spettato al Ministero. In pochi giorni, cosa dico?, in poche ore di un torrido agosto un esercito di eroi si ritrova lontano da casa, scontento della sua sede. Ma perché, cosa è avvenuto?

Sarebbe bastato che, abbandonato il campo di battaglia, radunati tutti a Roma, ognuno si scegliesse la nave con cui intraprendere il viaggio della dirigenza scolastica. Ce lo doveva il Ministero, questo atto di cura e rispetto verso chi consente il funzionamento delle scuole. Era un diritto annunciato che ognuno decidesse del proprio destino consapevolmente (art. 15 c. 2 del decreto direttoriale del 23 novembre 2017). Dire Lombardia vuol dire poco, dire IC tale nel tale paese, più o meno ben collegato, vuol dire tanto. Questo diritto, previsto quando si è avviata la procedura concorsuale, ci è stato negato. Ognuno è stato costretto a scegliersi una regione ed in quella regione ogni direttore generale ha applicato i suoi criteri per l’assegnazione della sede.

Ed ora? Comincerà un’odissea lunga 10 anni? Vogliamo sperare di no, perché, caro Ministero, ognuno cerca la sua Itaca e non è giusto precluderla soprattutto se si sono cambiate le regole più e più volte senza alcun rispetto per chi vi faceva affidamento. Non è giusto lasciare che i giudici a colpi di costosissimi ricorsi ripristinino, ma solo per pochi, quei diritti che sono stati negati a molti: una scelta trasparente su tutte le sedi a disposizione sul territorio nazionale. Cui prodest?

Non voglio in questa sede parlare di D. Lgs. 165/2001 né di contratto collettivo nazionale. Voglio solo parlare del patto con cui si è iniziato un gioco che è diventato una guerra. Il bando, intendo, quello in cui ciascuno che voglia mettersi in gioco può leggere come andranno le cose. E’ la semplice verità: la scelta della sede era il destino degli eroi che, consentitemi di dirlo, si sono generosamente arruolati, e hanno dimostrato di avere le capacità per svolgere quel lavoro, non certo la scelta di una regione piuttosto che di un’altra.

Vogliate perdonarmi se ho parlato di eroi, ma uso nel termine nel suo significato vero, quello di chi si assume responsabilità e si spende per la collettività, anche per sanare le conseguenze di errori altrui. Se è così, mai nessuna parola fu più appropriata.

L’errore c’è stato: va riconosciuto e corretto, a nessuno, meno che mai al MI o ai milioni di studenti e docenti italiani, servono eroi demotivati.

Per una procedura straordinaria (reclutamento nazionale invece che nazionale) servono regole straordinarie: mobilità ogni anno sul 100% dei posti disponibili.

Filomena Greco