
Sono passati meno di 40 giorni da quando il Ministero ha pubblicato il documento della “Commissione Perla” per la riscrittura delle Indicazioni nazionali ma le prese di posizione contrarie si contano ormai a decine.
A pronunciarsi sono state fin qui molte associazioni professionali e numerose società accademiche; le iniziative, i convegni e gli appelli continuano a susseguirsi anche in questi giorni festivi o semifestivi.
Le associazioni (poco meno di 20) che hanno organizzato l’incontro svoltosi il 17 aprile alla Camera e di cui abbiamo già dato conto hanno scritto persino al presidente Mattarella e si sono rivolti anche alle case editrici che, a partire dalle prossime settimane, dovranno mettersi al lavoro per aggiornare i libri di testo.
Insomma, sulla questione delle Indicazioni per il primo ciclo si sta scatenando una vera e propria battaglia.
E va detto che, se si escludono i due clamorosi scioperi contro il “concorsone” di Luigi Berlinguer e contro la “Buona Scuola” di Matteo Renzi (ma in questi casi c’erano di mezzo anche ragioni contrattuali), non si ricordano “battaglie” simili.
Bisogna forse ritornare indietro di mezzo secolo, agli anni ’70, quando nella scuola primaria era esplosa la protesta contro i libri di testi e contro il voto, protesta che porto nel 1977 alla approvazione della legge 517 che aveva legittimato la cosiddetta “adozione alternativa” e che aveva cancellato il voto numerico a favore dei “giudizi” e della scheda di valutazione.
Ma non bisogna trascurare un fatto importante: per la verità negli anni ’70 la protesta non era generalizzata e riguardava soprattutto alcune “avanguardie” di docenti. Le associazioni professionali non erano compatte e lo stesso mondo accademico in molti casi si era limitato a “stare alla finestra” senza prendere posizioni univoche.
Questa volta lo scenario è del tutto diverso e, fino a qualche settimana fa, difficilmente prevedibile.
In realtà, almeno fino a questo momento, le iniziative del ministro Valditara sono state “digerite” e metabolizzate dal mondo della scuola in modo quasi del tutto indolore.
Sulle stesse scelte di carattere contrattuale i docenti si sono “adattati”, tanto che i pochi scioperi proclamati dall’ottobre 2022 hanno riscosso una adesione molto limitata.
Ed è anche per questo che, forse, il ministro Valditara e il suo staff si erano convinti che tutto sarebbe filato liscio.
E invece le cose stanno andando molto diversamente; per ora, a difesa del Ministro e del suo progetto di revisione delle Indicazioni, non si sono sentite molte voci, se si eccettuano, ovviamente, quelle di alcuni esponenti politici dei due principali partiti di riferimento (Lega e Fratelli d’Italia).
Comunque, al momento, la “battaglia” sulle Indicazioni è ancora nella sua fase iniziale: quella su cui si sta discutendo è solo una bozza, nelle prossime settimane il Ministro dovrebbe firmare un documento aggiornato alle osservazioni che stanno emergendo dalla consultazione delle scuole e dalle audizioni in modo da poter acquisire il parere del CSPI.
Dopo di che arriverà il decreto ufficiale che dovrebbe andare a regime con l’anno scolastico 2026/27, sempre che le case editrici riescano ad aggiornare in tempo tutti i materiali (e non sarà facile, perché i nuovi libri dovranno essere pronti non per settembre 2026 ma almeno per aprile, per quando, cioè, i docenti dovranno decidere sulle future adozioni).