
In questi giorni successivi alla fine delle attività didattiche vengono pubblicate, come di consueto, le pagelle di fine anno scolastico. Come ogni anno sono molti i genitori pronti a fare ricorso. A sottolineare la gravità del problema è stato Narciso Mostarda, neuropsichiatra infantile, direttore generale del 118 e già direttore del San Camillo di Roma, a Il Messaggero.
“Questo fenomeno, che è in aumento già da diversi anni, avviene perché è fallito ormai il patto educativo tra le generazioni. Prima un insegnante era visto come una figura di riferimento in continuità con la famiglia. Ora il suo ruolo è messo in discussione, così come quello della scuola. Ma il problema non sono gli adolescenti: sono gli adulti che non riescono a svolgere il loro ruolo educativo. Quelli che si possono definire ‘adultescenti'”, queste le sue parole. “Parliamo di uomini e donne rimasti adolescenti, e che a loro volta non aiutano i loro figli a diventare maturi. Anzi, si continua a scaricare sui giovani le responsabilità di errori commossi dalle generazioni precedenti”.
Cosa può fare la scuola?
“È un errore fare i sindacalisti dei propri figli davanti ad una insufficienza, perché vuol dire dimostrare di essere incapaci di aiutarli a gestire il fallimento. Mentre la crescita dei giovani passa anche dai giudizi negativi e dal superamento delle difficoltà. Davanti ad un insuccesso, quindi, i genitori dovrebbero sostenere i propri figli, fargli capire che sbagliare è naturale e che esistono altre strade per superare gli errori. Strade che si possono percorrere con l’aiuto e il supporto anche di altre figure di riferimento come, appunto, i docenti, i fratelli maggiori. Se semplifichiamo i processi con comportamenti muscolari, rischiamo di indurre comportamenti aggressivi e violenti. E, soprattutto, non aiutiamo veramente i nostri figli a superare un momento difficile. Dobbiamo far sì che nei giovani si possano sviluppare gli anticorpi necessari per affrontare le frustrazioni e le delusioni per evitare una immaturità permanente. Se invece li giustifichiamo dando la colpa ai docenti, per esempio, si continua ad alimentare un’insicurezza che rischia di diventare poi persistente”, ha aggiunto.
Ecco che ruolo dovrebbe avere la scuola secondo l’esperto: “La scuola deve tornare ad essere un luogo aperto, dove possa esserci un dialogo condiviso e sereno tra docenti, studenti e genitori. E i genitori devono ricominciare a riconoscere la competenza educativa dei docenti. È lo stesso fenomeno che, purtroppo, vediamo anche negli ospedali: si scatena la rabbia proprio su quegli operatori che dovrebbero occuparsi della nostra salute. Bisogna ricominciare da qui, da quel patto educativo interrotto”.