
In questi giorni, come ogni fine anno scolastico, i social si popolano di screenshot, foto e post celebrativi: voti alti, promozioni con lode, esami superati. È il tempo delle pagelle, e per molti genitori anche il momento dell’orgoglio pubblico.
Ma è giusto pubblicare i voti dei figli?
Condividere una pagella può sembrare un gesto innocente, magari rivolto a una cerchia ristretta, ma spesso finisce per diventare pubblico. E ci si chiede innanzitutto: viene fatto con il consenso dei diretti interessati? I figli sono consapevoli di essere esposti? Forse no, o forse sì, ma con quel peso sottile del “non devo deludere”. Per alcuni bambini e ragazzi, la consapevolezza che il proprio rendimento sarà postato e commentato può aggiungere un carico emotivo non da poco.
Lodi esagerate: segno d’amore o aspettative proiettate?
“Il mio genietto”, “Orgoglio di mamma”, “La mia soddisfazione più grande”: sono frasi che spopolano nei post. Espressioni affettuose, certo, ma che pongono una domanda: è giusto legare così fortemente il valore del figlio al suo rendimento scolastico? Quando si festeggia in modo molto marcato un 9 o un 10, si sta davvero celebrando l’impegno del ragazzo o si stanno proiettando su di lui aspettative adulte, magari non del tutto consapevoli?
C’è poi un’altra questione, forse più sottile: quanto conta, per certi genitori, ciò che il figlio ha davvero imparato? L’interesse è per la crescita, la curiosità, le competenze? O i voti diventano un fine, un obiettivo da raggiungere per poterlo comunicare all’esterno, a parenti, amici, conoscenti?
Privacy, dati sensibili e diritto all’oblio digitale
Le pagelle riportano spesso nome e cognome del ragazzo, la scuola frequentata, e a volte anche la classe: si tratta di dati sensibili. Anche una semplice condivisione, fatta senza malizia, può involontariamente violare la privacy dei minori. Una riflessione in più sarebbe utile anche da questo punto di vista, specie in un’epoca in cui ogni dato pubblicato lascia una traccia.
E se i voti non sono alti?
Dall’altro lato della medaglia, ci sono genitori che – di fronte a una bocciatura o a voti bassi – non esitano a fare ricorso, a “contestare” la scuola, anziché chiedersi cosa sia realmente accaduto durante l’anno. Non tutti, ovviamente, ma è una tendenza che molti insegnanti raccontano con crescente frequenza. E anche in questo caso viene da chiedersi: l’attenzione è sull’apprendimento o sul risultato?
In fondo, il desiderio di vedere i propri figli riuscire è umano e comprensibile. Celebrare i loro successi è bello, e spesso meritato. Ma forse – tra una foto e un like – può valere la pena fermarsi un attimo a riflettere: cosa stiamo comunicando davvero ai nostri figli? E soprattutto: stiamo parlando di loro… o di noi?