
Papa Francesco è morto: il mondo ha perso una delle figure più influenti e amate del nostro tempo. Nato Jorge Mario Bergoglio il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, Argentina, è stato il 266° pontefice della Chiesa Cattolica e il primo proveniente dal continente americano. La sua leadership è stata caratterizzata da umiltà, compassione e un impegno incessante per la giustizia sociale.
All’inizio di febbraio il pontefice era stato ricoverato al policlinico Gemelli di Roma dopo essersi trascinato da tempo problemi respiratori che si sono acuiti. Il 17 febbraio, come riportato da Il Corriere della Sera, il Vaticano aveva fatto sapere di un peggioramento delle sue condizioni; non più una semplice bronchite ma una “infezione polimicrobica”, significa che nelle vie respiratorie sono stati trovati batteri di specie diverse. Lo stesso giorno si è parlato di “quadro clinico complesso”.
Le parole di Valditara
Il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha dato voce al suo pensiero tramite un post su X: “Esprimo profondo cordoglio per la morte di Papa Francesco, un pontefice che ha segnato in modo indelebile la storia della Chiesa. Resterà nel cuore di tutti noi per il suo messaggio di fraternità, di amore per i poveri, di pace”.

Papa Francesco e la scuola
Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha rivolto particolare attenzione al mondo dell’educazione, riconoscendone il ruolo cruciale nella formazione delle future generazioni. Ha spesso sottolineato l‘importanza di un’educazione che vada oltre la semplice trasmissione di conoscenze, promuovendo invece lo sviluppo integrale della persona. In un discorso rivolto agli educatori, ha affermato: “La globalizzazione attuale comporta un rischio per l’istruzione, cioè l’appiattimento su determinati programmi spesso asserviti a interessi politici ed economici”.
Papa Francesco ha anche evidenziato le sfide educative globali, definendo la situazione attuale come una “catastrofe educativa”. Ha denunciato il fatto che circa 250 milioni di bambini nel mondo non hanno accesso all’istruzione, a causa di guerre, migrazioni e povertà. Questa consapevolezza lo ha spinto a promuovere iniziative volte a garantire un’educazione inclusiva e di qualità per tutti, indipendentemente dalla loro condizione sociale o geografica.
Nel contesto scolastico, il Papa ha affrontato temi delicati come il bullismo, affermando che esso “prepara alla guerra, non alla pace”. Ha esortato educatori e studenti a coltivare ambienti di apprendimento basati sul rispetto reciproco e sulla solidarietà, riconoscendo che la scuola è un luogo fondamentale per la costruzione di una società più giusta e pacifica.
La sua eredità è immensa e continuerà a ispirare docenti, studenti e tutti coloro che credono nel potere trasformativo dell’istruzione. Papa Francesco ha sicuramente incarnato i valori di umiltà, servizio e dedizione, lasciando un’impronta indelebile nel cuore di milioni di persone in tutto il mondo.
Papa Francesco ha parlato persino del problema dei genitori che si lamentano dei docenti: “Una volta io ho detto una parolaccia – avevo 9 anni – alla maestra. Chiama mamma. Parlarono e poi mi chiamarono. La mamma mi disse: ‘Chiedi scusa alla maestra’. Io chiesi scusa. E sono tornato in aula felice che era andata così facile, ma non era vero. Il secondo atto dell’opera è quando sono arrivato a casa”.
“C’era un’unità, no? Oggi tante volte è a rovescio, no? I genitori vanno a lamentarsi perché la maestra ha fatto questo al bambino, è terribile quello. Ma tornare a quei ricordi ci fa bene”
Papa Francesco, la biografia
Diplomatosi come tecnico chimico, come riporta il sito ufficiale del Vaticano, sceglie poi la strada del sacerdozio entrando nel seminario diocesano. L’11 marzo 1958 passa al noviziato della Compagnia di Gesù. Completa gli studi umanistici in Cile e nel 1963, tornato in Argentina, si laurea in filosofia al collegio San Giuseppe a San Miguel. Fra il 1964 e il 1965 è professore di letteratura e psicologia nel collegio dell’Immacolata di Santa Fé e nel 1966 insegna le stesse materie nel collegio del Salvatore a Buenos Aires. Dal 1967 al 1970 studia teologia laureandosi sempre al collegio San Giuseppe.
Il 13 dicembre 1969 è ordinato sacerdote dall’arcivescovo Ramón José Castellano. Prosegue quindi la preparazione tra il 1970 e il 1971 in Spagna, e il 22 aprile 1973 emette la professione perpetua nei gesuiti. Di nuovo in Argentina, è maestro di novizi a Villa Barilari a San Miguel, professore presso la facoltà di teologia, consultore della provincia della Compagnia di Gesù e rettore del Collegio.
Il 31 luglio 1973 viene nominato provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Sei anni dopo riprende il lavoro nel campo universitario e, tra il 1980 e il 1986, è di nuovo rettore del collegio di San Giuseppe, oltre che parroco ancora a San Miguel. Nel marzo 1986 va in Germania per ultimare la tesi dottorale; quindi i superiori lo inviano nel collegio del Salvatore a Buenos Aires e poi nella chiesa della Compagnia nella città di Cordoba, come direttore spirituale e confessore. Diventa vescovo nel 1992 e cardinale nel 2001.
Come arcivescovo di Buenos Aires — tre milioni di abitanti — pensa a un progetto missionario incentrato sulla comunione e sull’evangelizzazione. Quattro gli obiettivi principali: comunità aperte e fraterne; protagonismo di un laicato consapevole; evangelizzazione rivolta a ogni abitante della città; assistenza ai poveri e ai malati. Invita preti e laici a lavorare insieme. Nel settembre 2009 lancia a livello nazionale la campagna di solidarietà per il bicentenario dell’indipendenza del Paese: duecento opere di carità da realizzare entro il 2016. E, in chiave continentale, nutre forti speranze sull’onda del messaggio della Conferenza di Aparecida nel 2007, fino a definirlo “l’Evangelii nuntiandi dell’America Latina”. Viene eletto Sommo Pontefice il 13 marzo 2013.