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In pensione sempre più tardi: dal 2019 via a 67 anni o 43 anni e 3 mesi di contributi

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Lo avevamo detto più volte, ora i dubbi sono stati praticamente spazzati via: da gennaio 2019, sale a 67 anni l’età di pensionamento, contro gli attuali 66 e 7 mesi. Manca solo il decreto del Governo per avere l’ufficialità, ma l’incremento appare inevitabile.

TUTTA “COLPA” DELL’ASPETTATIVA DI VITA IN CRESCITA

A chiudere il discorso, malgrado l’opposizione dei sindacati, è stata la comunicazione Istat del 24 ottobre, secondo cui l’aspettativa di vita torna a crescere: l’ultima l’rilevazione della “speranza di vita alla nascita risulta come di consueto più elevata per le donne – 85 anni – ma il vantaggio nei confronti degli uomini – 80,6 anni – si limita a 4,5 anni di vita in più”, scrive l’istituto nazionale di statistica.

USCITA ANTICIPATA: PER GLI UOMINI PRESTO 43 ANNI E 3 MESI

Cresce, di conseguenza, anche la soglia di contributi minimi per l’uscita anticipata: sempre dal 2019, il Governo ha predisposto tutto per rendere necessari 43 anni e tre mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne. Mentre oggi per l’uscita anticipata verso la pensione ci vogliono 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne.

SINDACATI CONTRARI

Immediata e vibrante è stata la reazione dei sindacati: il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, ha chiesto di “conoscere i criteri con i quali è determinata l’aspettativa di vita a 65 anni e rivedere il meccanismo di calcolo”.

“Quando la speranza di vita cresce – ha aggiunto – si registra mentre quando cala non se ne tiene conto. Noi chiediamo di modificare radicalmente la normativa rivedendo sia l’automatismo sia il metodo di calcolo anche tendendo conto dei diversi lavori che si fanno. Chiediamo comunque di bloccare l’automatismo che prevede nel 2019 l’innalzamento di cinque mesi dell’età pensionabile di vecchiaia e l’aumento di cinque mesi dei contributi necessari per la pensione anticipata”.

Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, la questione sull’aumento dell’età per la pensione di vecchiaia legato alla speranza di vita “non è tecnica, ma politica. Il meccanismo dell’incremento automatico dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita – dice – non è più compatibile con il sistema previdenziale introdotto dalla legge Fornero. Questo è il punto, sul quale chiediamo che il Governo esprima la sua posizione: quando risponderà, il premier Gentiloni, alla richiesta di incontro avanzata da Cgil, Cisl, Uil?”.

Barbagallo ricorda che in Italia “ci si lamenta per il basso livello e la precarietà dell’occupazione giovanile. Ma se i padri sono costretti ad andare in pensione sempre più tardi, i figli quando potranno entrare nel mondo del lavoro?”.