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Per la Rete della conoscenza il bonus ai 18enni è una misura insufficiente

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Le misure annunciate da Renzi su cultura e diritto allo studio “sono insufficienti e propagandistiche”.

Lo afferma la Rete della conoscenza commentando lo stanziamento di 50 milioni per le borse di studio e il bonus di 500 euro per i neo-diciottenni. 

“Renzi nasconde dietro la proclamazione di buoni principi, a partire dalla necessità di combattere fondamentalismi e razzismi investendo in cultura, il vuoto delle proprie politiche” dichiarano i portavoce della Rete della Conoscenza, secondo cui i 500 di bonus “rappresentano l’ennesimo spot propagandistico, anziché una misura strutturale”.

“L’accesso al patrimonio storico-artistico e ai consumi culturali dovrebbe essere una priorità da affrontare seriamente per restituirli davvero alla cittadinanza e alla fruizione pubblica, seguendo modelli di altri Paesi europei, come la Francia, che prevedono la totale gratuità dell’ingresso a musei e siti culturali, in quanto parte fondamentale della formazione garantita dallo Stato, per le nuove generazioni”.

LA TECNICA DELLA SCUOLA E’ SOGGETTO ACCREDITATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA E ORGANIZZA CORSI IN CUI È POSSIBILE SPENDERE IL BONUS.

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“I 50 milioni annunciati dal Governo non risolvono il problema del diritto allo studio alla radice. Se si vuole infatti eliminare la figura dell’idoneo non beneficiario e garantire a tutti coloro che ne hanno la borsa di studio, i milioni necessari sono 200! Dopo la scandalosa vicenda dell’Isee – affermano pure al Coordinamento Universitario – che non si riescano a trovare le coperture per una cifra del tutto irrisoria rispetto alle manovre previste nella finanziaria, è una prova della negligenza e del disinteresse del governo e della maggioranza”.

“Queste scelte politiche sono completamente sconnesse dalla realtà italiana, raccontata anche nell’ultimo rapporto Ocse in cui si evidenzia l’estremo bisogno che ha il nostro paese di contrastare la dispersione scolastica e incentivare l’immatricolazione all’università, soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione, dati su cui da anni l’Italia è indietro rispetto agli altri stati Ue e Ocse”.