Home Attualità Per la scuola italiana non servono solo buoni sentimenti e demagogia

Per la scuola italiana non servono solo buoni sentimenti e demagogia

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L’AGE, l’associazione italiana genitori, interviene nel dibattito scaturito dopo l’articolo pubblicato sul Corriere della Sera di martedì 5 giugno a firma di Ernesto Galli Della Loggia riguardo il decalogo per la nuova scuola.

Il prof. Ernesto Galli della Loggia suggerisce al nuovo ministro dell’Istruzione un decalogo che è insieme un’ovvia richiesta di buona educazione, un ritorno alla “scuola di una volta”, liberata dall’ingombrante presenza della partecipazione dei genitori e dei docenti, con una spolverata di italica demagogia.
Di fronte a questo decalogo l’A.Ge. – Associazione Italiana Genitori – non può che manifestare molte perplessità: il cambiamento partirebbe da qualche centimetro di predella sotto i piedi dei docenti, dall’intitolazione di qualche scuola (come se le mille scuole dedicate ai Falcone, ai Borsellino, ai don Milani, a Dante, Petrarca, Manzoni già non portassero “nomi illustri”), da pulizie svolte in autogestione da parte degli studenti e gite scolastiche obbligatoriamente locali?
Trascorso appena qualche mese dal richiamo alla corresponsabilità educativa tra scuola e genitori con la valorizzazione il Patto che la norma prevede, il professore vede proprio nella presenza delle famiglie uno dei problemi della scuola italiana? Evidentemente emerge la sua idea di scuola, quella di un servizio a domanda individuale, erogato a clienti e pazienti che al più hanno diritto a chiedere prestazioni professionali, ma non sono parte di una comunità educativa nella quale si gioca il futuro di milioni di cittadini che oggi sono i nostri figli.
Certamente non devono mancare nella scuola il rispetto, la buona educazione, il principio di realtà, la consapevolezza dei ruoli e delle autorità: i docenti siano riconosciuti e valorizzati anche scesi dalle predelle, proprio per la loro preparazione, la loro formazione continua, il loro stile educativo. Ma non si cancelli, con un colpo di spugna, una lunga storia di partecipazione dei genitori, attraverso presenze articolate, associazioni, comitati, organismi, gruppi, impegno volontario e civico.
Sarebbe meglio ricordare al nuovo Parlamento che da troppi anni giace nei cassetti della politica la riforma degli organismi di partecipazione, necessario coronamento del percorso di autonomia scolastica e articolazione del sistema pubblico plurale avviato dal 1997 in poi.
Forse rielaborare un’idea di scuola, ridare centralità alla cultura e all’educazione sarebbe un impegno ineludibile, proprio per la ripresa del nostro Paese. Eppure sono parole, queste, assenti dal decalogo del professore della Loggia, come sono assenti nel vocabolario politico di questi giorni.
L’A.Ge. continuerà ad essere impegnata, nel territorio, nelle scuole, poiché molti genitori continuano a credere che sia possibile esprimere la loro cittadinanza, insieme, in associazione, pensando al bene dei più giovani. E l’impegno sarà in dialogo con le istituzioni, con il nuovo Ministro, con tutti coloro che, ogni giorno, lavorano nella scuola, nelle istituzioni educative.