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Per Stefania Giannini il sindacato scuola non è figlio del suo tempo

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Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, eminente glottologa, dovrebbe conoscere bene l’etimologia delle parole. Dovrebbe conoscere così bene il significato delle parole, tanto da esaminarne la loro evoluzione diacronica e valutarne così il loro significato evolutivo. 
Ad esempio il nostro Ministro dell’Istruzione non può non sapere la derivazione etimologica della parola “sindacato” che prende origine dalla composizione di due parole: sun (insieme, con) e dike (giustizia). 
Quindi la parola sindacato vuol dire «insieme per la giustizia», ed ha nel suo codice identificativo il principio di decidere insieme alla politica sui processi di riforma e di trasformazione del mondo del lavoro. 
Il mezzo con cui decidere insieme tali processi di trasformazione è il contratto di lavoro. Contratto è un’altra parola importante, la cui etimologia svela un significato profondo. Anche in questo caso è una parola composta da cum e trarre, che significa «raggiungere insieme lo stesso obiettivo». Nelle parole “sindacato” e “contratto” la cui evoluzione diacronica ha fortemente rafforzato le loro origini etimologiche, esiste l’opportunità politica per il ministro Giannini di attuare quei processi formativi utili al sistema scolastico e ai lavoratori della scuola. Sbaglia il responsabile del Miur a considerare il sindacato come un organo di difesa dei diritti acquisiti dei lavoratori, e magari di quei lavoratori definiti fannulloni. In buona sostanza il sindacato visto e valutato dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini è un sindacato che non è figlio del suo tempo. 
Eloquenti le dichiarazioni della Giannini rilasciate nel corso delle Giornate del Lavoro, organizzate dalla Cgil: “Il sindacato deve cambiare strutturalmente e funzionalmente. Il ruolo del sindacato nel mondo della scuola è un ruolo fondamentale se come credo, e come mi sembra di capire, il sindacato rinnova la sua veste, la sua funzione che non è quella di proteggere in qualche modo i diritti acquisiti ma di partecipare ad un processo di profonda trasformazione”. 
La domanda che poniamo al ministro Giannini è: “Ma cosa c’entrano i diritti acquisiti dei lavoratori con i processi di trasformazione del nostro sistema scolastico?”
Forse si vuole trasformare la scuola continuando a cancellare i diritti dei lavoratori, aumentando i carichi di lavoro, non riconoscendo economicamente la funzione docente e privatizzando questo servizio pubblico? Ma come si può pretendere che il sindacato scuola firmi un contratto peggiorativo per gli insegnanti, il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario? Questo vorrebbe dire svuotare di significato etimologico le parole “sindacato” e “contratto” generando un’evoluzione diacronica innaturale e priva di ogni logica. Ora, una illustre glottologa come la Giannini non può non sapere queste cose e quindi è probabile che le dichiarazioni da lei fatte davanti al popolo della CGIL, siano state calcolate per fini puramente elettorali, visto che lo stesso Ministro è candidata alle elezioni europee.