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Noi, personale Ata, non ci fermiamo

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Con lo slogan NOI NON CI FERMIAMO: IL CONTRATTO SCUOLA VA CAMBIATO nella giornata romana del 22/2/2018 (Flash Mob ed Assemblea), l’Anquap è scesa in campo a sostegno dei Direttori SS.GG.AA. e di tutto il personale Ata con il sostegno ricevuto da FP CIDA, CONFSAL, ANP e SNALS e di alcuni rappresentanti politici.

In attesa che il Governo renda pubbliche le decisioni sul Personale Ata, continuano senza sosta le proteste su base territoriale e nelle singole istituzioni scolastiche a partire dal Flash Mob ed Assemblea che si terrà il 2 marzo alle ore 12.30 a Palermo davanti l’USR – Sicilia.

Ma in sintesi l’Associazione attraverso la voce autorevole del Presidente G. Germani ha chiesto:

– che venga immediatamente bandito il concorso per Dsga per coprire gli oltre 2.000 posti vacanti dal 1° settembre 2018;

– che venga riaperta la trattativa sul contratto, rivendicando il diritto a retribuzioni adeguate agli enormi carichi di lavoro gravanti su tutto il personale non docente;

– che venga incrementato l’organico di diritto di almeno 10.000 unità di personale amministrativo e tecnico;

– che si recuperino 12.000 unità di collaboratori scolastici previo superamento dei servizi esternalizzati di pulizia e sorveglianza.

E’ appena il caso di ricordare che nel frattempo, mentre monta la protesta, nella serata del 27 febbraio, il Ministero dell’istruzione ha inviato a tutti gli USR la nota 11117 con le indicazioni per la predisposizione dei bandi a livello regionale dei concorsi per soli titoli per l’anno scolastico 2017/2018 per i profili professionali del personale Ata dell’area A e B – 24 mesi.

Ci auguriamo che a questo silenzio assordante delle istituzioni, facciano seguito decisioni politiche tali che le graduatorie provinciali Ata siano esaurite al più presto con un piano straordinario di assunzioni (assunzioni negate nella legge 107/15 c.d. “Buona Scuola” a fronte di 2.000 tagli Ata operati dal Governo Renzi), per dare stabilità al lavoro di migliaia di precari Ata, garantendo altresì, servizi pubblici più adeguati e risparmi sulla spesa pubblica gravata da un precariato storico sul quale la stessa UE ci ha inflitto ben due procedimenti di infrazione obbligando l’Italia a normare adeguatamente la materia.

Mario Di Nuzzo