Home Politica scolastica “Portiamo nostre idee”, e gli studenti oggi vanno in piazza

“Portiamo nostre idee”, e gli studenti oggi vanno in piazza

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Con l’hashtag #10ott le associazioni degli studenti hanno chiamato a raccolta gli studenti per questa prima protesta dell’anno scolastico 2014-15.

La mobilitazione sarà accompagnata dallo sciopero dei docenti indetto dai Cobas e vedrà anche la partecipazione degli universitari che chiedono l’immediato stop al “Decreto Sblocca Italia” e stigmatizzano lo smantellamento del diritto allo studio.

Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete degli Studenti Medi, spiega: “Vogliamo portare le idee degli studenti ai cittadini, al governo, a chiunque. Vogliamo parlare di diritto allo studio, di riforma dei cicli, di innalzamento dell’obbligo scolastico, di Scuola Pubblica, di alternanza scuola-lavoro. Vogliamo parlare anche della vita quotidiana degli studenti. Di servizi insufficienti e di spazi di aggregazione cittadini, dove potersi incontrare, discutere, esprimersi”.

E l’Unione degli studenti avverte: “Gli studenti bloccheranno il Paese contro il piano scuola del Governo e per lanciare una battaglia d’attacco per la piena gratuità dell’istruzione, il reddito minimo e di formazione e una vera inversione delle politiche precarizzanti, delle quali il Jobs Act rappresenta l’apice di questi ultimi vent’anni”.

La giornata, diffusa anche tramite una comunicazione capillare sui social network attraverso foto nomination sui banchi (#entrainscena), si preannuncia largamente partecipata, con oltre 90 cortei già in agenda.

La Flc-Cgil sarà in piazza con gli studenti “per ridare valore sociale all’istruzione pubblica” ha spiegato il segretario generale, Mimmo Pantaleo, per il quale le scelte del governo “vogliono piegare la scuola e le università alle logiche del mercato e agli interessi delle imprese. Disoccupazione di massa, esclusione e marginalità sociale delle nuove generazioni sono le conseguenze delle politiche di austerità adottate dall’Europa e non si intravede alcun cambio di passo”.

Per Piero Bernocchi (Cobas), “dietro il fumo di 136 pagine con linguaggio accattivante e con la promessa di stabilizzare finalmente da settembre 2015 i circa 150 mila precari delle graduatorie a esaurimento, Renzi e i suoi consiglieri hanno squadernato tutto il peggio che in materia di scuola-azienda, scuola-miseria e scuola-quiz i governi degli ultimi 20 anni hanno cercato di imporre all’istruzione pubblica”.

Solidale con i manifestanti anche l’Arcigay: “sosteniamo le istanze dei giovani di questo Paese e dei lavoratori della scuola e condividiamo con loro la grande preoccupazione per un sistema scolastico fragile, che si va via via indebolendo sotto i colpi dei tagli, di un’allarmante esternalizzazione, e di una progressiva dismissione di quel patrimonio pubblico, che lo trasforma in un bene di mercato, smantellandone la rilevanza costituzionale”. (Ansa)