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Precariato: spunta l’idea di una graduatoria nazionale

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Come affrontare il problema del precariato, che è ormai diventato una delle questioni centrali del nostro sistema scolastico ?
Da anni i Cobas non hanno dubbi: immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili, ma la riduzione di cattedre rende sempre più difficile questa ipotesi (nelle regioni del sud, per esempio, i tagli stanno determinando soprannumero fra gli stessi docenti di ruolo).
Ministero e Regioni, negli ultimi mesi, hanno tentato una mezza soluzione inventandosi i “contratti di disponibilità” per riassorbire, almeno in parte, i docenti rimasti senza cattedra a causa della riduzione di organici.
Ma questo intervento non riscuote il consenso della Flc e non piace molto neppure agli stessi precari.
Nelle settimane scorse Libero Tassella, un passato da sindacalista e ora presidente della Associazione Professione Insegnante, ha rilanciato una proposta di cui si parla da tempo, quella di una graduatoria unica nazionale in cui potrebbero inserirsi tutti i precari d’Italia e dalla quale attingere per le future immissioni in ruolo e per i contratti a tempo indeterminato.
“Le attuali graduatorie ad esaurimento – spiega Tassella – valide per un solo ambito provinciale, si sono dimostrate uno strumento inefficace di contenimento del fenomeno del precariato e di stabilizzazione del rapporto di lavoro degli insegnanti della scuola statale “.
“Allo stato
– prosegue Tassella – la prospettiva per chi è in graduatoria , soprattutto in certe aree geografiche del nostro Paese, è quella di rimanervi per sempre, senza mai avere l’opportunità di stabilizzare il proprio rapporto di lavoro”.
Tassella sembra avere le idee chiare e spiega di aver messo nero su bianco la proposta della sua Associazione e di averla inviata anche a diversi parlamentari per far sì che possa essere trasformata in legge.
L’idea è tutto sommato semplice: le graduatorie ad esaurimento provinciali verrebbero usate solamente per le supplenze annuali a livello provinciale o di circolo, mentre per le immissioni in ruolo si dovrebbe attingere ad una graduatoria nazionale, la percentuale dei posti da destinare alle nuove assunzioni in ruolo verrebbe elevata dal 50 al 70%, obbligo di effettiva permanenza quinquennale nella provincia di titolarità per i neo-immessi in ruolo.
La proposta di Professione Insegnante non sembra però trovare consensi all’interno del mondo dei precari che, al contrario, stanno faticando a trovare un punto di incontro.
Per esempio i precari più giovani temono che in questo modo – per parecchi anni – non ci sia più spazio per loro; e allora per scongiurare questo rischio chiedono che vengano banditi nuovi concorsi.
E c’è anche un altro aspetto che spesso divide i precari: la graduatoria nazionale potrebbe teoricamente avvantaggiare i precari del sud, e per questo non piace molto ai precari del nord.
Insomma, il fatto è che il mondo del precariato è molto variegato e frastagliato ed è difficile individuare una proposta che piaccia, se non a tutti, ma almeno alla maggioranza.