
In questi ultimi giorni ha fatto scalpore il caso di una maestra di una scuola primaria di Treviso che ha corretto il compito di un alunno praticamente “sbottando”. Tutto è nato da un errore grammaticale in una verifica: la maestra ha scritto sul quaderno dell’alunno una nota severa – “puoi anche stare a casa” – che ha indignato i genitori.
Intervistato da Il Corriere della Sera il dirigente scolastico ha difeso il metodo dell’insegnante. “C’è stata un’esternazione di un’insegnante sul quaderno di un bambino di quinta che sicuramente può essere definita ‘una caduta di stile’. Ma voglio chiarire fin da subito che quei toni non sono assolutamente parte dei suoi metodi abituali. La maestra lavora con noi da vent’anni. Non solo, è stata insegnante di quel ragazzino fin dalla prima elementare, quindi si conoscono da cinque anni e non è mai successo nulla, nessuno ha mai avuto niente da rimproverarle”, ha ribadito.
“La maestra aveva consegnato delle verifiche che i bambini avrebbero dovuto correggere a casa, sistemando gli errori. Dopo diverse mancate correzioni è sbottata. Mi sembra chiaro che ha commesso un errore, sbottare con i bambini non va mai bene tenendo conto della loro età e della possibilità che le indicazioni date non vengano rispettate. Non possiamo chiedere la perfezione a un bambino, lo sappiamo bene. Ma il testo in questione era il frutto di una situazione ripetuta. Come scuola abbiamo provato fin da subito a ripristinare un dialogo sereno e la maestra si è scusata, avendo chiaro l’errore commesso”, ha spiegato.
“Toni che descrivono le cose in un modo che non corrisponde alla realtà”
Il dirigente ha anche parlato di quanto affermato dai genitori in merito ad alcune punizioni della maestra: “In quel caso però mi sento di dire che sono stati usati toni che descrivono le cose in un modo che non corrisponde alla realtà. Se durante la ricreazione un bambino sta esagerando e le maestre gli chiedono di sedersi accanto a loro qualche minuto per calmarsi non fanno assolutamente niente di sconveniente, diciamolo una volta per tutte! Lo stesso se gli chiedono di calmarsi fuori dall’aula con la porta aperta per qualche minuto per contenere l’esuberanza. Nella lettera si cita anche il teatro. Al bambino non è stato tolto alcun teatro, al massimo gli è stato detto di comportarsi bene altrimenti non avrebbe fatto lo spettacolo. Pur nel rispetto delle impressioni dei genitori credo che il quadro descritto non sia pienamente aderente alla realtà. Non ci appartiene questo tipo di approccio. Tanto più che appunto, era la sua insegnante da cinque anni”.
“Ho chiesto loro perché hanno reso pubblica la notizia. Mi hanno detto che ritenevano che fosse il caso di farlo per cominciare a dibattere su questi temi, che sono presenti – dicono- in molte scuole. Lo hanno fatto per segnalare, a loro dire, i ‘modi retrogradi’ di questo istituto. Io resto in ogni caso amareggiato”, ha concluso.
Chi deve vigilare sul comportamento degli insegnanti?
La famiglia si è rivolta subito alla scuola, che ha ricevuto i genitori il giorno successivo all’accaduto, lo scorso 12 maggio. Il dirigente scolastico ammette l’errore: “È stata una caduta di stile, la collega si è lasciata andare a un’esternazione inappropriata e si è detta dispiaciuta. Ma è una docente che lavora con noi da vent’anni e che conosce quella classe da cinque: abbiamo fiducia in lei”. Per settimane la scuola ha cercato il dialogo con la famiglia, convinta che il problema fosse rientrato. Il bambino ha concluso l’anno regolarmente, ma i genitori hanno già deciso: alle medie, il figlio cambierà istituto. “Pensavamo fosse tutto risolto, ma evidentemente non è così”, ammette ora il dirigente.
Come riporta Il Corriere, il caso, secondo i genitori, non può essere ridotto a un episodio isolato. “Non sappiamo se sia frutto di un momento di stress personale o di una cultura scolastica più diffusa – scrivono – ma riteniamo necessario riflettere sul ruolo che la scuola deve avere oggi. È tempo di ripensare l’educazione con consapevolezza e rispetto”. Una riflessione che la scuola non ha accolto positivamente, ritenendola una critica pubblica non proporzionata all’impegno dimostrato negli anni. “Abbiamo sempre dato priorità al dialogo e all’ascolto – conclude la dirigenza – e ci è dispiaciuto che tutto questo si sia trasformato in uno scontro”.