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Qualche consiglio per il Ministro

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Per rispondere al ministro Carrozza, che lancia un referendum sul web dal titolo “Ora diteci che scuola volete”, vogliamo dare qualche consiglio al responsabile del Miur, sperando che ne faccia un buon uso.
Primo suggerimento: risolvere, una volta per sempre, l’atavico problema del precariato storico. Come fare? Bisogna programmare un serio piano di assunzioni che copra tutti i posti vacanti in organico. Bisogna recepire immediatamente la direttiva europea 1999/70, in modo da garantire ai professori precari di oggi e del passato una vera parità di trattamento, sia sul piano giuridico che su quello economico, con gli insegnati di ruolo. Non è accettabile trattare in maniera diversa professionisti che hanno gli stessi titoli di studio, come avviene oggi tra docenti precari e docenti di ruolo. Bisogna cancellare quelle norme legislative e contrattuali che determinano differenze tra docenti di ruolo e docenti precari.
Poi per ridare speranza alla scuola e agli insegnanti, che sono fortemente delusi e demotivati, bisognerebbe cambiare decisamente rotta. È tempo di rinnovare sul piano economico e normativo il contratto della scuola, in modo da riscattare socialmente il ruolo del docente.
È anche tempo di garantire, agli studenti e agli insegnanti, la continuità didattica, mettendo così un freno all’emorragia dei soprannumeri.
In tema di organici bisognerebbe quindi superare il passaggio dall’organico di diritto all’organico di fatto, che è sempre molto complicato e farraginoso, e si dovrebbe adottare, come tra l’altro è previsto dall’art. 50 della legge n. 5/2012, l’organico funzionale.
Bisogna anche intervenire concretamente per finanziare l’edilizia scolastica, eliminando lo spreco, soprattutto al Sud Italia, di pagare affitti di comodo per locali adibiti ad aule scolastiche. Oggi si spendono tra i 250 e i 300 milioni di euro per affitti di plessi scolastici, soldi che potrebbero essere investiti sull’edilizia scolastica.
Al ministro Carrozza, che chiede pubblicamente se l’autonomia scolastica sia un bene, un’opportunità o un disastro, rispondiamo: “L’autonomia scolastica è certamente una grande opportunità, che se gestita con la dovuta correttezza istituzionale, porterebbe giovamento a tutta la comunità”.
A noi sembra che se il dirigente scolastico rispetta le norme, conduce la scuola con l’etica della responsabilità e sa scegliere le risorse umane giuste per un produttivo lavoro di squadra, l’autonomia scolastica è un bene; se al contrario il Ds fa un uso scorretto del suo potere ed amministra in malo modo la scuola, l’autonomia scolastica può essere un disastro.
Per un’autonomia scolastica funzionale servirebbe una maggiore collegialità, di varie componenti democratiche che compongono una comunità scolastica. Non serve la cultura di un solo uomo al comando che amministra e governa la scuola. Bisogna rivedere gli equilibri di poteri, che oggi sono eccessivamente assegnati al dirigente scolastico che per altro ha sulle sue spalle anche tutte le responsabilità.
Quindi è necessaria una riforma degli organi collegiali che restituisca centralità didattica al collegio dei docenti ed amministrativa ad un consiglio d’istituto sempre presieduto da un genitore.
È ovvio che l’autonomia esiste se c’è unfondo d’Istituto da contrattatare con le rappresentanze sindacali. Purtroppo, invece, il fondo d’istituto sta diminuendo di anno in anno, e le contrattazioni avvengono ad anno scolastico ormai concluso.
Un altro argomento di vitale importanza è la valutazione delle scuole e degli insegnanti. Anche in questo caso ci sembra importante un cambio di rotta: infatti i test Invalsi, e questo lo dicono tanti docenti che amano la didattica ma che sono poco avvezzi agli atti strettamente burocratici, sembrano quiz che non riescono a valutare il senso critico e logico dell’allievo, ma soltanto il processo meccanico ed esecutivo, e si prestano anche facilmente alla copiatura. I docenti che amano la scuola molto di più dei burocrati, considerano questo metodo valutativo un vero e proprio errore di sistema e giustamente, con la forza della loro intelligenza, giudicano questi test Invalsi una vera “mostruosità”, che condannerà, se non ci saranno ripensamenti, i nostri alunni a vivere in uno stato, per dirla con Kant, di perenne minorità.
Infine c’è nella scuola chi ha raggiunto quota 96 ed è rimasto ingabbiato dalla “trappola Fornero”, senza poter andare in pensione; si dovrebbe trovare una soluzione anche per costoro, liberando posti per le future immissioni in ruolo.
Ecco alcuni consigli su cui meditare. Mediti il ministro Carrozza, e tragga le dovute conseguenze.