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Rapporto ISTAT immigrati

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Saranno forse i bambini stranieri a limitare le conseguenze del decremento demografico che ha ormai portato l’Italia alla "crescita zero": è il dato che emerge dal rapporto sulla popolazione straniera presentato dall’Istat l’11 luglio.
Al 1° gennaio 2000 la popolazione straniera residente ammontava infatti a 1.270.000 unità, con un incremento del 13,8 per cento rispetto all’anno precedente. Ma il dato più significativo riguarda l’incidenza degli stranieri minori che sfiorano le 230 mila unità rappresentando in tal modo il 18% della popolazione straniera totale.
E’ pur vero che il tasso di presenza degli stranieri sulla popolazione totale è decisamente più basso rispetto ad altri Paesi europei: siamo infatti attestati sul 2,2 per cento contro il 9 per cento che si registra in Germania e in Belgio e superiore di un soffio solo ai dati di Grecia, Spagna e Finlandia (1,6 per cento), ma resta il fatto che nel corso del 1999 i minori stranieri sono aumentati di 43 mila unità, equamente ripartiti fra nati e nuovi immigrati.
I dati Istat confermano così una tendenza che non è senza conseguenze per la scuola: l’aumento complessivo di immigrati è dovuto anche ad una crescente quota di stranieri che, una volta ottenuto il permesso di soggiorno, si iscrive in anagrafe, contribuendo all’incremento dei nuclei familiari.
Per rendersi conto delle dimensioni del fenomeno bisogna considerare un dato: nel 1999 la dinamica della popolazione residente complessiva ha sfiorato un saldo negativo di 34 mila unità; deficit che, senza i 21 mila stranieri nati, sarebbe stato ancor più accentuato.
D’altronde nel corso degli ultimi anni, la natalità degli stranieri è stata molto sostenuta: tra il 1993 e il 1999 i nati stranieri sono stati oltre 86 mila.
E, analizzando meglio i dati Istat, si può osservare che le quote maggiori di bambini stranieri si registrano nelle regioni del nord e negli agglomerati urbani.
Quali conclusioni trarre da tutto questo ?
Innanzitutto che azioni finalizzate alla frequenza scolastica dei minori stranieri rappresentano ormai una esigenza imprescindibile; ma non solo: la prospettiva interculturale deve essere considerata come un asse portante dell’intero piano dell’offerta formativa e non solamente una ipotesi di lavoro per gestire l’ "emergenza immigrazione".