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Si sta discutendo in questi giorni in Parlamento il decreto 45 che dovrà essere convertito in legge entro la prima settimana di giugno. Il provvedimento è di particolare importanza in quanto riguarda anche le procedure di reclutamento dei docenti.
La lettura della documentazione collegata al testo del decreto aiuta a comprendere lo stato dell’arte e, soprattutto, quali siano le intenzioni del Governo per risolvere i nodi ancora irrisolti.
La normativa attuale – spiega la relazione introduttiva – prevede che le procedure concorsuali ordinarie destinate al personale docente della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria per i posti comuni e di sostegno siano bandite con cadenza annuale su tutti i posti vacanti e disponibili.
A tale scopo le disposizioni in vigore prevedono modalità semplificate di svolgimento delle procedure, che si articolano nelle seguenti fasi:
a) per tutto il periodo di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, una prova scritta con più quesiti a risposta multipla da sostenersi mediante l’ausilio di mezzi informatizzati e volta all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato in ambito pedagogico, psicopedagogico e didattico-metodologico, nonché sull’informatica e sulla lingua inglese;
b) prova orale volta ad accertare, in particolare, le conoscenze e le competenze del candidato nella disciplina della classe di concorso o tipologia di posto per la quale partecipa, nonché le competenze didattiche e l’abilità nell’insegnamento anche attraverso un test specifico;
c) valutazione dei titoli;
d) formazione della graduatoria sulla base delle valutazioni relative ai punti precedenti, nel limite dei posti messi a concorso, fatta salva, nel limite dei posti messi a concorso, l’integrazione della graduatoria, nella misura delle eventuali rinunce intervenute, con i candidati che hanno raggiunto almeno il punteggio minimo previsto per il superamento delle prove concorsuali.
Di fatto questo meccanismo non consente di affrontare razionalmente il complesso problema del reclutamento dei docenti
“Nonostante la cadenza annuale dei concorsi e le rinnovate modalità di reclutamento introdotte dal PNRR – si legge ancora nella relazione – molte cattedre rimangono comunque vacanti a causa dell’oggettiva mancanza di un numero adeguato di vincitori, ovvero addirittura di aspiranti, in ragione delle peculiarità dei territori o della classe di concorso”.
Per superare questa difficoltà l’articolo 2 del decreto legge 45 introduce un nuovo meccanismo, le graduatorie regionali.
Questa disposizione prevede l’istituzione di un elenco generale istituito in ciascuna regione utilizzabile però esclusivamente per le assunzioni ulteriormente residuali dopo le immissioni in ruolo ai sensi dei concorsi ordinari e degli idonei inseriti nelle graduatorie.
A tale elenco possono iscriversi tutti gli aspiranti docenti che hanno superato un concorso bandito a decorrere dal 2020. L’elenco è utilizzabile a decorrere dall’anno scolastico 2026/2027 per le immissioni in ruolo residuali anche in regioni diverse rispetto a quelle di svolgimento del concorso da parte dei singoli iscritti. È possibile iscriversi nell’elenco di una sola regione alla volta.
Tale disposizione – spiega la relazione illustrativa del decreto – trova la sua ratio nel cercare una soluzione alla mancanza di efficacia delle procedure concorsuali nelle regioni del nord dando la possibilità agli aspiranti docenti che hanno superato le prove concorsuali di poter accedere ai ruoli su posti lasciati vacanti.