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Referendum 8-9 giugno, cosa si vota? Tra le altre, una legge che riguarda 864 mila studenti

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Articolo 9, comma 1, lettere “b” ed “f”. Sembrano le mosse di una partita di battaglia navale, e invece sono i punti della Legge 91/1992 sulla cittadinanza al centro del referendum dell’otto e nove giugno prossimi. Obiettivo, dimezzare da dieci a cinque gli anni di residenza in Italia necessari agli stranieri maggiorenni per chiedere la cittadinanza. Una decisione che riguarda da vicino anche il mondo della scuola. Secondo le ultime stime dell’Ufficio di Statistica del ministero dell’Istruzione e del Merito, pubblicate a settembre 2024, sono circa 864 mila gli studenti con cittadinanza non italiana iscritti negli istituti pubblici del nostro Paese. La maggior parte va alla scuola primaria (322 mila studenti stranieri), ma la presenza è ampia anche alle superiori di secondo grado (226 mila), di primo grado (209 mila) e nelle scuole dell’infanzia (107 mila). Per molti di questi studenti, con le attuali regole, la possibilità di diventare italiani è lontana. Con il referendum, le cose potrebbero cambiare. La legge, infatti, prevede che lo straniero che ottiene la cittadinanza la estenda ai figli conviventi. Con il dimezzamento dei termini per i genitori, per molti minori il traguardo si avvicinerebbe.

Referendum sulla cittadinanza, cosa prevede il quesito

Andiamo con ordine. La Legge 91/1992, rubricata “Nuove norme sulla cittadinanza”, si basa sul principio dello “ius sanguinis”: è italiano per nascita soltanto il figlio di padre o madre italiani. Per quanto riguarda gli stranieri, l’articolo 9, al comma 1 lettera “b”, prevede che la cittadinanza possa essere concessa “allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede legalmente nel territorio della Repubblica da almeno cinque anni successivamente alla adozione”. Per tutti gli altri, lo stesso comma alla lettera “f” prevede un termine di “almeno dieci anni”. Il quesito, in sostanza, propone di allargare a tutti gli stranieri maggiorenni le condizioni finora riservate agli adottati, cioè un termine di cinque anni per richiedere la cittadinanza. Ciò avverrebbe abrogando parte della lettera “b” e tutta la lettera “f” del comma 1. Rimangono in vigore le altre condizioni richieste per ottenere il beneficio: la conoscenza della lingua italiana, il possesso di un adeguato reddito, il pagamento delle tasse, la fedina penale pulita e nessuna segnalazione alle autorità.

La situazione degli alunni stranieri nelle scuole italiane

Nel dettaglio, gli alunni con cittadinanza non italiana che studiano nelle scuole statali del nostro Paese sono 864.500. La regione che registra la maggiore presenza è di gran lunga la Lombardia, con circa 220 mila studenti stranieri, il 25,5% del totale nazionale. Seguono Emilia Romagna (circa 108 mila studenti stranieri, 12,5%), Veneto (91 mila, 10,5%), Piemonte e Lazio (79.500, 9,2%) e Toscana (71.500, 8,3%). Tutte le altre regioni registrano una presenza di studenti stranieri inferiore al cinque per cento. Si tratta di Campania (33 mila, 3,8%), Sicilia e Liguria (30 mila, 3,5%), Marche (24.500 mila, 2,9%), Friuli Venezia Giulia e Puglia (21 mila, 3,4%), Umbria (16 mila, 1,9%), Abruzzo (15 mila, 1,7%) e Calabria (13.500, 1,6%). In coda, con una quota di studenti stranieri inferiore al punto percentuale, Sardegna (5.500, 0,6%), Basilicata (4.000, 0,4%) e Molise (1.500, 0,2%). Non risultano alunni con cittadinanza non italiana in Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige.

L’ipotesi dello ius scholae (e i dubbi nella maggioranza)

Come per tutti i referendum abrogativi, perché il voto dell’otto e nove giugno sia valido occorrerà che l’affluenza sia superiore al 50%. Si tratta del famoso “quorum”, il cui raggiungimento è tutt’altro che scontato. Anche perché (come ricordato su queste pagine) da alcuni partiti è venuto l’invito a disertare le urne. Quel che è certo è che il tema della cittadinanza resterà al centro del dibattito. Anche per le diverse posizioni in seno alla maggioranza che sostiene il governo Meloni, con Lega e Fratelli d’Italia contrarie alla modifica della legge attuale e Forza Italia che invece si è detta favorevole. Nei mesi scorsi, il partito che fu di Silvio Berlusconi ha lanciato alcune proposte alternative. Tra esse, lo “ius scholae” e lo “ius culturae”, che con diverse formulazioni legano la concessione della cittadinanza agli studi compiuti in Itala. Una proposta sulla quale, anche da parte delle opposizioni, si sono registrate aperture. Per sapere cosa accadrà, tuttavia, occorrerà aspettare i risultati del referendum la sera del 9 giugno.