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Referendum, dirigente riesce a opporsi alla chiusura della scuola seggio elettorale: “Azione educativa per i bimbi”

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A causa del referendum che si è tenuto domenica 8 e lunedì 9 giugno, molte scuole che sono seggi elettorali hanno sospeso le lezioni o anticipato la fine delle attività didattiche. In un istituto di Trento però non è andata così, per decisione della dirigente scolastica.

Il caso è riportato su Tuttoscuola e Il Fatto Quotidiano. La dirigente scolastica si è opposta alla chiusura, dimostrando che gli ingressi e lo svolgimento delle lezioni possono avvenire senza interferire in alcun modo con tutte le operazioni elettorali. Anzi.

“Azione educativa”

La dirigente scolastica è convinta che si tratti di un’azione educativa: “Pensate i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze”, ha scritto in una lettera diffusa nelle scorse ore, “che vedranno che nella loro scuola gli adulti vanno a votare, faranno domande e le insegnanti spiegheranno loro che cosa sta accadendo e che cos’è il voto (non cosa si vota), il valore di esprimerlo e la potenza che esso ha per la democrazia. Sia mai che si riesca ad attivare in loro, e anche in noi adulti, l’importanza di ‘agire’ sempre, coniugandoli, diritti fondamentali quali il voto e l’istruzione”.

La sfida con la burocrazia è stata vinta grazie alla collaborazione del Comune e della Questura. Da anni a Trento insieme ad altri istituti comprensivi coinvolti, la dirigente, prova a contrattare con il Comune qualche ora in più di apertura, se non addirittura il regolare svolgimento delle lezioni dove le scuole sono occupate in parte dai seggi. Quest’anno il questore si è convinto e ha dato l’ok alla convivenza dei seggi con le lezioni.

Referendum, niente quorum

Il referendum non ha raggiunto il quorum. L’affluenza che si è fermata poco sopra il 30%. Niente da fare per i cinque quesiti sul lavoro e sulla cittadinanza. In particolare, è un dato interessante, al quesito che proponeva di ridurre da dieci a cinque gli anni per ottenere la cittadinanza italiana più di un cittadino su tre ha votato “no”.

Doveva essere il quesito che avrebbe trascinato gli altri quattro, invece quello sulla cittadinanza si è rivelato il più fragile e con la percentuale di sì più bassa rispetto a quelli sul lavoro: intorno al sessanta per cento contro più dell’85 per cento.

“Oggi in Italia si votano dei referendum che non passeranno: la cittadinanza non è un regalo, chiediamo regole più chiare e severe per essere cittadini italiani, non basta qualche anno in più di residenza”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, intervenendo sul palco della “Festa della Vittoria” dei Patrioti Ue, come riporta La Repubblica.

Tajani così rilancia la proposta di Ius scholae: “La riforma più giusta per garantire l’integrazione, è quella di FI: 10 anni di scuola con profitto e poi si può richiedere la cittadinanza”.