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Regionalizzazione, la scuola non è un’azienda: la Gilda chiama i docenti alla mobilitazione

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No a qualunque declinazione della scuola in chiave aziendalista: è questa la posizione espressa il 21 marzo dall’assemblea nazionale della Gilda degli Insegnanti, approvata all’unanimità in un documento che esprime la contrarietà del sindacato alla regionalizzazione e chiama tutti i docenti alla massima mobilitazione.

No ai dirigenti scolastici emanazione delle scelte regionali

“I progetti di autonomia differenziata, così come presentati da Veneto e Lombardia e anche dall’Emilia Romagna – ha affermato l’assemblea nazionale – sono da combattere perché segnano un ulteriore scardinamento del ruolo istituzionale e costituzionale della scuola pubblica statale”.

“Le richieste di autonomia differenziata e di regionalizzazione delle istituzioni scolastiche risultano particolarmente pericolose e inaccettabili perché accentuerebbero la diversità di opportunità formative, già posta in essere dall’autonomia scolastica, offerte alle allieve e agli allievi della scuola italiana. Non è un caso – spiega la Gilda – che sia il Veneto sia la Lombardia intendano non solo regionalizzare il personale della scuola statale e gli uffici territoriali del Miur, ma farlo da subito con i dirigenti scolastici, che diventerebbero così emanazione diretta delle scelte amministrative e politiche regionali”.

No alle competenze, sì ai saperi

La Gilda ribadisce che il sistema di istruzione pubblica e statale deve rimanere un’istituzione della Repubblica italiana e respinge ogni tentativo di trasformarla in un mero servizio rivolto a utenti o clienti rappresentati da famiglie e studenti.

In tale senso, secondo il sindacato guidato da Rino Di Meglio, alle studentesse e agli studenti, che sono prima di tutti cittadine e cittadini, non devono essere trasmesse sterili competenze, destinate inesorabilmente all’obsolescenza, ma conoscenze e saperi.

Si torni ai programmi di studio nazionali, meno potere ai presidi

“Crediamo che tornare a parlare di programmi di studio nazionali, superando le logiche delle astratte indicazioni nazionali, – si legge nel documento – sia una battaglia da intraprendere”.

Per il sindacato autonomo, “l’autonomia scolastica, basata sul rafforzamento dirigenziale, sta limitando di fatto la libertà di insegnamento sancita dall’articolo 33 della Costituzione. Le interferenze del potere locale – conclude la Gilda – potrebbero ulteriormente limitarla e ciò sarebbe assolutamente intollerabile”.

L’arresto del ddl

L’iter di approvazione della regionalizzazione, intanto, ha subito un arresto a causa dello scetticismo espresso da diversi componenti del M5S, ad iniziare dal premier Giuseppe Conte, tra i promotori del rinvio dell’approvazione in CDM, lo scorso 14 febbraio, sino ad alcuni parlamentari grillini, usciti allo scoperto, come Luigi Gallo (M5S), presidente della VII Commissione della Camera.

È tuttavia molto difficile che la Lega rinunci a quello che reputa un passaggio fondamentale ai fini dell’azione governativa.

I sindacati pronti allo sciopero

I sindacati lo sanno bene. Ed ecco perché, a turno, continuano a lanciare allarmi sulla volontà di introdurre per legge l’autonomia differenziata applicata anche alla scuola.

La Gilda, infine, assieme a quasi tutti i sindacati e alle associazioni di categoria, è tra le oltre 20 sigle che nelle scorse settimane hanno sottoscritto un documento attraverso il quale si oppongono a qualsiasi piano di riduzione dei poteri centralizzati dell’istruzione pubblica italiana: qualora la situazione politica dovesse essere confermata, lo “scioperone” a maggio sembra inevitabile.